DANA CASPERSEN, WILLIAM FORSYTHE AND JOEL RYAN
White Bouncy Castle
source: williamforsythede
WHITE BOUNCY CASTLE
Installation by Dana Caspersen, William Forsythe
and Joel Ryan
Co-production with Group.ie. Originally
commissioned by ARTANGEL, London
The visitor’s unavoidable inclusion in the idiosyncratic kinetics of Dana Caspersen and William Forsythe’s «White Bouncy Castle» creates a choreographic space where there are no spectators, only participants. The choreography that appears, led by Joel Ryan’s encompassing soundtrack, is the result of complete physical destabilisation and the resulting social absurdity. The inadvertant euphoria that results from the situation is infectious and, in some cases, addictive.
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source: vanityfairit
Si chiama White Bouncy Castle e, a tutti gli effetti, è un castello gonfiabile bianco. Ma diversamente da quelli in cui possono saltare e divertirsi solo i bambini, qui sono ammessi gli adulti. Anzi, in realtà è stato pensato proprio per loro. Uno spazio lungo 30 metri e alto 11 dove lo stress è bandito. Dove si è liberi di piroettare qua e là, tuffarsi nel vuoto (tanto si cade sul morbido) e rimbalzare un metro più avanti. “Uno luogo dove non ci sono spettatori ma solo partecipanti” spiega il suo creatore, il coreografo americano William Forsythe “che incoraggia a danzare non appena metti un piede dentro”. Complice anche la colonna sonora creata appositamente da Joel Ryan.
Bouncy Castle, Berlino.
Dal 1997 – dove è apparso per la prima volta a Londra – gira il mondo. E’ stato a Francoforte, Vienna, Montpellier, Amburgo e ora si trova a Berlino tra le installazioni “Foreign Affairs” di Berliner Festspiele.
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source: theforsythecompany
Wir holen die fast vierzig Meter lange Burg nur für kurze Zeit nach Dresden und laden alle zum Hüpfen ein – rein ins Vergnügen!
Mit »White Bouncy Castle« haben Dana Caspersen und William Forsythe einen choreografischen Raum geschaffen, in dem es nur Teilnehmer, aber keine Zuschauer gibt. Völlige körperliche Destabilisierung, absurde soziale Situationen und die unvermeidliche Einbeziehung der Teilnehmer in das Geschehen bestimmen die charakteristische Kinetik des Schlosses. Ohne Absicht entwickelt sich eine Euphorie, die ansteckend ist und in einigen Fällen sogar süchtig macht.