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CHRISTO AND JEANNE-CLAUDE

كريستو وجين كلود
克里斯托和珍妮 – 克劳德
크리스토와 쟌느 끌로드
כריסטו וז’אן קלוד
クリストとジャンヌ=クロード
Кристо и Жанна-Клод

The Wall (13,000 Oil Barrels)

source: hristojeanneclaude

The indoor installation was completed on April 6, 1999 in the Gasometer Oberhausen and remained until mid-October 1999.

The Gasometer, one of the largest gas tanks in the world, 384 feet (117 meters) high by 223 feet (68 meters) in diameter, was built in 1928/29 to store the blast furnace gas (a by-product of the industrial processing of iron ore). Christo and Jeanne-Claude were invited by IBA Emscher Park Organization (founded by the state of North Rhine-Westphalia in 1989 to improve the infrastructure of the Ruhrregion), to exhibit in the Gasometer in Oberhausen.

The 13,000 oil barrels wall was 85 feet (26 meters) tall and 223 feet (68 meters) wide with a depth of 23.7 feet (7.23 meters), and spanned the distance from wall to wall of the Gasometer. The barrels (208 liter capacity each) were connected to a structural core made of steel scaffolding structure to which they were bolted. The entire wall of barrels was supported by steel pillars resting on the foundation of the Gasometer, and not connected to the steel structure of the Gasometer.

The barrels had been specially painted in bright industrial yellow, deep orange, ultramarine blue, sky blue, rock gray, light ivory, and grass green. The barrels were stacked following a predetermined pattern. 45% of the barrels were yellow, 30% deep orange, and between 2% and 6.6% for the other colors. The total weight of the wall was 300 tons. After the exhibition, The Wall was removed and all materials went back to their usual industrial uses.

The artists’ friend and exclusive photographer, Wolfgang Volz, was the project director in charge of the planning and construction of The Wall.

Within the dark enclosure of the gas container the multicolored mosaic of the 13,000 oil barrels wall stood out with luminosity.
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source: ideafixa

Muitos dos trabalhos de Christo e Jeanne-Claude são reconhecidos por apresentarem a questão do envolvimento de um objeto ou um lugar, independente da escala, com tecido ou outro material semelhante. Jeanne afirma que não é a questão do embrulho que é importante nas suas obras, mas que “o que realmente é o denominador comum é o uso de tecido, pano, têxtil. Materiais frágeis, sensuais e passageiros que traduzem o caráter temporário das obras de arte”. Esse mesmo Gasômetro já recebeu outra obra da dupla em 1999, o The Wall – um muro gigantesco de 26 metros de altura por 68 metros de largura constituído de 13,000 barris de óleo coloridos, formando um padrão de cor e luminosidade, contrastando com a escuridão do Gasômetro.

Jeanne explica o interesse da dupla pelo efêmero ao falar sobre a qualidade de amor e carinho que as pessoas tem em relação ao que não dura para sempre: “Por exemplo, eles (seres humanos) tem amor e carinho pela infância porque sabem que não vai durar. Eles tem amor e carinho pelas suas próprias vidas porque sabem que não vão durar. Christo e Jeanne-Claude desejam doar essa qualidade de amor e carinho às suas obras, como uma qualidade estética. O fato do trabalho não durar cria uma urgência para vê-lo.”
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source: undonet

Christo e Jeanne-Claude vivono a New York dal 1964, in un appartamento sito a a poca distanza dalle World Trade Towers, giusto dall’altro lato di Canal Street. La città ha da subito esercitato una fascinanzione eccezionale sull’immaginario degli artisti, e al 1964 risale la serie di bozzetti con vedute della skyline della città di New York, in cui Christo immagina di impacchettare grattacieli (“Lower Manhattan Packed Buildings”, 1964-66). Il 12 ottobre scorso, il giorno successivo agli attacchi terroristici al WTC, Christo e Jeanne-Claude erano al Martin Grìopius Bau di Berlino, dove fino al 30 dicembre ha luogo la loro mostra “Early Works, 1958-69” – “Wrapped Reichstag, 1971-95”, per parlare al pubblico del loro lavoro: “Eravamo indecisi se annullare questa conferenza in seguito agli attacchi terroristici a New York, alla fine ci siamo decisi a farla perchè pensiamo che anche l’arte sia un modo di resistere alla violenza e di combattere la distruzione, e di trovare la forza per continuare”. Jeanne-Claude parla a lungo prima del marito, le sue parole sono un po’ naiv come molti degli aneddoti che racconta. Ma forse ha ragione lei, con i tempi che corrono è meglio trovare la forza di parlare, di raccontare, e non perdere la voglia di capire.

A sei anni dall’ “impacchettamento” dell’edificio del Reichstag di Berlino, la coppia Christo e Jeanne-Claude torna dunque nella capitale tedesca con una duplice mostra: al Martin Gropius Bau viene presentata la parte retrospettiva (Early Works, 1958-69), e quella relativa al progetto “Wrapped Reichstag” (1971-95); mentre al Neue Berliner Kunstverein (NBK), sono in mostra due progetti site-specific non ancora realizzati, “The Gates”, progetto per Central Park di New York, e “Over the River”, per il fiume Arkansas in Colorado (le due mostre sono visitabili fino al 30 dicembre). Durante la conferenza Jeanne-Claude spiega le lungaggini burocratiche nell’ottenimento dei permessi per realizzare le opere, e si dichiara fiduciosa rispetto ai due work in progress esposti all’NBK. “The Gates”, progetto per Central Park di New York, iniziato nel 1979, prevede l’installazione di 11.000 cornici di metallo alte oltre quattro metri, con un drappo alla sommità, lungo tutto il percorso dei sentieri di Central Park (42 chilometri). Il progetto sarebbe da realizzarsi d’autunno, nei giorni seguenti alla maratona di New York e dovrebbe durare 14 giorni, ma le autorità cittadine non sembrano intenzionate a dare l’autorizzazione, nel timore delle eventuali masse di visitatori che si riverserebbero in Central Park. Il progetto “Over the River”, ideato per il fiume Arkansas in Colorado, pare invece che verrà realizzato nel 2004, e prevede un enorme drappo disposto a coprire 10,7 chilometri della lunghezza del fiume Arkansas, sospeso a circa 3-7 metri di altezza dall’acqua, interrotto dagli elementi naturali o urbanistici del territorio (alberi, ponti, porti).

La duplice mostra, voluta e finanziata dalla capitale tedesca con 2,7 milioni di DM, include nella parte retrospettiva 420 lavori risalenti agli anni 1958-1969, prestati da una quarantina di musei e da 129 collezioni private: si tratta di vari oggetti impacchettati, disegni, collage, di vetrine e facciate di negozi (“Show Windows” e “Store Fronts”), studi preparatori dei vari progetti di “impacchettamento” di edifici pubblici, realizzati e non. Gli oggetti, distribuiti tipologicamente e cronologicamente, riempiono i due piani dell’edificio del Martin Gropius Bau, per un totale di 3600 mq di superficie. Il percorso inizia al piano superiore con una serie di “Wrapped Can”, barattoli e barili di latta impacchettati, risalenti al 1958, e procede con altri lavori quali la serie “Wrapped Girls” (1963-1968), in cui Christo ha impacchettato delle giovani ragazze, “Wrapped Trees” (1969), relitti di alberi cui sono state impacchettate radici e fronde, e la serie delle vetrine (“Store Front”, dal 1962), che occupa diverse sale del museo.
La mostra ha un aspetto antisezionalistico, austero, e l’allestimento è composto da semplici elementi parallelepipedi e pedane bianche su cui sono disposti i lavori. Gli oggetti col tempo hanno assunto una colorazione giallognola o marrone: il cellophan trasparente usato come mezzo di imballaggio si è ingiallito ed opacizzato, particelle di sporco si sono insinuate nella trama dei tessuti, mentre gli elementi in metallo, come le ruote di “Package on Luggage Rack” (1962), cominciano a lasciare i segni di ruggine nell’involucro. Eppure gli oggetti mantengono nei confronti dei visitatore un potenziale di seduzione, per la perentorierà dei nodi che chiudono gli imballagi, e per le forme, che si indovinano ma che è impossibile svelare, pena la distruzione delle opere stesse. Nel corso della conferenza Christo racconta la sua pratica artistica seguendo il percorso della mostra; l’impressione è che la sua foga impacchettatrice investa tutto: da oggetti banali, quali cavalli a dondolo, macchine da scrivere, biciclette, riviste, ritratti e oggetti dismessi, agli edifici (risale al 1968 la prima azione di impacchettamento su un edificio pubblico, la Kunsthalle di Berna), al territorio stesso (“Wrapped Coast”, 1968-69).

Alla serie “Wrapped Objects” segue la serie degli edifici “Wrapped Buildings”, e la serie di interventi nel territorio. Questa parte della mostra è particolarmente estesa e presenta i bozzetti e i modellini dei varii progetti, realizzati prevalentemente su supporto bidimensionale e facendo ricorso alla tecnica del collage. Il tratto di Christo rimane riconoscibile nel corso degli anni, così come la struttura a dittico di molti dei progetti, e il tipo di materiali usati nei collages: carboncino, carte geografiche, plastica, cellophan, fotografie, ritagli. Christo sottolinea il carattere processuale della realizzazione delle opere (produzione dei materiali, studii preparatori, consulenze, misurazioni, calcolazioni, test), ed enfatizza l’importanza dell’ottenimento dei permessi per la realizzazione dei progetti (in mostra varie foto che mostrano i meeting degli artisti con le autorità locali d riferimento). Durante la conferenza Jeanne-Claude racconta partendo da lontano, ricordando quando Christo era un artista squattrinato a Parigi, e per vivere faceva ritratti alle signore benestanti. Una di queste signore era la madre di Jeanne-Claude, e durante le visite del giovane pittore i due si innamorarono. Dopo una serie di aneddoti più o meno interessanti, la signora dai capelli sempre più rosso fuoco confessa di essere diventata artista per amore: “Se Christo fosse stato un dentista, beh, allora sarei diventata dentista anch’io, credo…” Christo Javachev e Jeanne-Claude, entrambi nati nel 1935 (lo stesso giorno, il 13 giugno, e alla stessa ora, puntualizza Jeanne-Claude) si sono incontrati a Parigi nel 1958. Lui immigrato bulgaro, lei figlia di un generale, si sono sposati e hanno iniziato a lavorare insieme nel 1961 per il progetto “Dockside Packages” realizzato nel porto fluviale di Colonia. Da allora in avanti hanno continuato a cooperare, ma fino alla metà degli anni Novanta Jeanne-Claude figurava solo come manager e organizzatrice dei progetti, le cui idee, come ammette Christo, erano talvolta della moglie, come ad esempio nel caso delle “Surrounded Islands”. Dunque alla metà degli anni Novanta i due decisero di rivelarsi al pubblico come coppia di artisti, di “Land -Artists”.
Una delle opere che ha contribuito alla fama della coppia artistica è certamente il “Wrapped Reichstag”, work in progress iniziato nel 1971 e portato a termine nel 1995. Tutto iniziò con una cartolina mandata nel 1962 dall’amico americano Michael Cullen, che allora viveva a Berlino, che suggerì a Christo di considerare il Reichstag come edificio da impacchettare. Il Reichstag, costruito nel 1884 come sede del parlamento del neoproclamato impero tedesco dall’architettoì Paul Wallot, venne distrutto nel 1933 da un incendio doloso appiccato dai nazisti, e fu letteralmente raso al suolo durante la seconda guerra mondiale. Ricostruito negli anni Sessanta, durante la guerra fredda divenne grazie alla sua posizione a ridosso del muro di Berlino un simbolo della democrazia occidentale. Il permesso di realizzare l’ “impacchettamento” dell’edificio del Reichstag venne negato ai due artisti fino al 1994, quando durante una votazione parlamentare plenaria venne dibattuta e infine approvata la realizzazione dell’opera, che venne realizzata nel giugno-luglio dell’anno successivo (292 voti a favore contro 223).

L’installazione “Wrapped Reichstag” venne realizzata con 100.000 mq di tessuto alla fibra di propilene dalla superficie alluminizzata, 15.600 m di corda in propilene blu di 3,2 cm di diametro, e grazie al lavoro di 90 scalatori e di 120 montatori. Il progetto è stato interamente prodotto e finanziato da Christo e Jeanne-Claude tramite la vendita dei bozzetti e dei disegni preparatori di Christo, e dei materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera stessa. A gestire l’amministrazione e le vendite è una società con sede a New York la cui presidente è la stessa Jeanne-Claude. Tutti i progetti per gli spazi pubblici ideati dal Christo e Jeanne-Cleude vengono di regola interamente prodotti e finanziati dagli artisti. Si calcola che nel 1995 furono diverse centinaia di migliaia le persone che per i 14 giorni della durata dell’installazione si recarono a vedere l’edificio, e per la città di Berlino l’operazione Christo-Jeanne Claude fu un enorme successo in termine di rilancio della propria immagine. La parte della mostra relativa al “Wrapped Reichstag” presenta l’intera documentazione sul progetto, e include le bozze, i modellini, il materiale originale, e una abbondante documentazione fotografica. “Per noi ogni opera è un lavoro di conoscenza, un ‘learning process’.” ripete Jeanne-Claude. “La luce, il vento, la topografia sono parte integrante del progetto. Per ogni lavoro, ottenere il permesso di realizzazione è a sua volta un processo di conoscenza, in cui incontriamo persone, differenti modi di pensare, abitudini. Qui in Germania per il progetto ‘Wrapped Reichstag abbiamo imparato moltissimo, e siamo venuti a contatto con moltissime persone che ci hanno mollto supportato; l’unica cosa che non siamo riusciti ad imparare è stata la lingua…”