Yang Maoyuan
source: longyibang
In Indian thought, the sphere- a three-dimensional embodiment of harmony-was the preferred symbol for the perfect expression of reality. Connected to these Indian thoughts, in Chinese culture, the round is the perfect and not the edge. Artist Yan Maoyang used western classic marble sculptures as prototypes, and modifies the prototypes by rounding the sculptures, painstakingly grinding and polishing the edges. This reflects the Chinese philosophy of beauty and harmony.
1966 Born in Dalian, China; 1989 Graduated from the Printing Department, Central Institute of Fine Arts, Beijing, China; 2002
CCAA Award. Lives and works in Beijing, China.
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source: encafa
Born in 1966, Yang Maoyuan is a highly regarded artist well known for his large and diverse body of work encompassing painting, sculpture, photography and installation. Owing to his archaeological experience in the desert during his younger years which distinguished him from general academic artists, he’s nicknamed the “walking artist in the wild” while having a broader perspective on the treatment of subjects. He often explores the shapes and misshapes of human and animal bodies. His spherical horses and other bloated animals are widely known. Developing an instant affinity for art since his youth, Yang Maoyuan enrolled and graduated from the Print Department, Central Academy of Fine Arts in Beijing in 1989. He currently lives and works in Beijing now. Yang has won the top prize at the China Contemporary Art Award in 2002. His works have been exhibited in a number of international museums and expositions. Recent exhibitions include “Yang Maoyuan 2010” (2010) at Today Art Museum, Beijing, China; “Look Inside” (2009) at Palazzo Medici Riccardi, Florence, Italy; And There was Light Michelangelo Leonardo Raphael” (2010) at Eriksbergshallen, Goteburg ,Sweden and “Taswir: Islamische Bildwelten und Moderne” at Martin-Gropius-Bau, Berlin, Germany. His works are widely collected by public institutions and private collectors, including Dong Yu Gallery, Shanghe Gallery, Taida Contemporary Art Museum and Rockefeller family.
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source: bluesagepit
Le opere di Yang Maoyuan, già esposte a Shangai, Berlino, Londra, Varsavia e al Centre Pompidou di Parigi, quest’anno sono state presentate al padiglione nazionale cinese della Biennale di Venezia. Attraverso i suoi lavori, l´artista cinese vuole esplicitare il forte legame che intercorre tra due culture, quella orientale e quella occidentale, all´apparenza lontanissime. «Una relazione che affonda le proprie radici prima dell´anno zero – spiega il pittore, fotografo e scultore –, come dimostra la forte somiglianza tra Roma e Loulan, l´antica città cinese sommersa dalla sabbia del deserto che dà il titolo alla mostra». Maoyuan sottolinea il rapporto che esiste tra l’uomo e la terra, tra l’animale e la civiltà, tra l’essere umano e l’essenza delle cose, unisce la filosofia all’arte. Le grosse e colorate pecore, opere della serie “Sheep”, sono il simbolo della Cina: « Bisogna guardare oltre e non vedere le pecore solo come animali – afferma Yang – ma come coloro che hanno aiutato l’uomo a creare la propria civiltà». Per sottolineare l’importanza degli animali, Yang, riempiendo d´aria le pelli, ha dato a questi una forma tondeggiante che è il simbolo della perfezione nella cultura cinese. Lo sguardo triste e malinconico, riprodotto per rappresentare le torture che le pecore hanno subito dall’uomo nell’arco della storia, si contrappone ai colori accesi utilizzati dal maestro: il blu vivace rievoca la tranquillità, la pace dei sensi e il mare, mentre il rosso sprigiona la vivacità della Cina. Il tema della perfezione e la relazione tra cultura orientale e occidentale si ritrovano nelle opere della serie “Look Inside”: sculture di marmo e bronzo.
Yang riproduce volti dai connotati europei che ricordano le sculture dell’antica Roma e l’antica Grecia, ma ne leviga i lineamenti, associa alla cultura occidentale la forza dell’armonia orientale «Ho eliminato le caratteristiche classiche delle statue, limando il naso, le sopracciglia e i capelli, perché in Cina i tratti marcati sono ritenuti volgari, mentre quelli più dolci rappresentano l’ordine e la bellezza. Utilizzando materiali occidentali – continua il maestro – ho realizzato opere che sono un perfetto connubio tra oriente e occidente».