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PETER WILLIAM HOLDEN

Vicious Circle

file festival

Come molti della mia generazione, sono cresciuto succhiando un tubo a raggi catodici e facendo il bagno nelle onde radio. Tutto questo è rappresentato all’interno del mio lavoro, in un collage di movimento, luce e suono. Attualmente con il mio lavoro sto esplorando modi per dissolvere i confini tra cinematografia e scultura. Le mie recenti ricerche su questo tema hanno coinvolto l’uso di computer combinato con elementi meccanici per creare installazioni simili a mandala. Queste installazioni sono il mio mezzo e le uso per creare animazioni effimere. Questa effimera coreografia di movimento è il punto focale del mio lavoro. Credo che questo fascino per le immagini in movimento e la trasformazione degli oggetti derivi dalla mia giovinezza, dove i primi computer domestici degli anni ’80 mi hanno dato uno sguardo nel meraviglioso mondo della matematica applicata. Su questi computer è stato possibile con codici semplici generare fantastici schemi e suoni astratti e quell’incontro ha distrutto per sempre il confine nella mia mente tra astratto e reale. Anche la danza gioca un ruolo significativo nel mio lavoro; Sono stato attratto dalla musica elettronica. L’electro con il suo suono sintetizzato mi ha introdotto alla break-dance e la mia anima è stata catturata dalla bellezza del movimento fisico coreografato.

PETER WILLIAM HOLDEN

SoleNoid
Otto scarpe da tip tap sono disposte in uno schema circolare simmetrico. Queste scarpe sono a loro volta fissate a semplici strutture robotiche che utilizzano attuatori pneumatici ed elettrovalvole. Ciò consente alle scarpe di muoversi in molti modi. Ogni diverso movimento genera un tono diverso e questi suoni vengono sequenziati per produrre una performance uditiva.

MEMO AKTEN

Pittura del corpo
File Festival
L’interazione è semplice, il movimento crea pittura. Nascosti nella semplicità ci sono strati di dettagli sottili. Diversi aspetti del movimento: dimensione, velocità, accelerazione, curvatura, hanno tutti un effetto sul risultato: colpi, schizzi, gocciolamenti, spirali; ed è lasciato agli utenti per giocare e scoprire. L’installazione è progettata per funzionare con qualsiasi numero di persone ed è scalabile per coprire aree piccole o grandi. Mentre l’installazione è adatta ad un singolo utente, quando sono presenti più utenti emerge una nuova dinamica. Un’interazione da utente a utente nasce quando il pubblico inizia a giocare con l’altro attraverso l’installazione, lanciandosi pittura virtuale l’uno sull’altro, cercando di completare o distruggere i dipinti dell’altro.

Pierpaolo Piccioli

Fall 2018
“L’installazione di Pierpaolo Piccioli è stata la prima che hai incontrato entrando nello spazio cavernoso. Era come entrare in una cappella, con le tele del monaco artista Sidival Fila appese alle pareti; e sui manichini, mantelle, mantelle e gonne a trapezio disegnate, diceva Piccioli, per evocare la Madonna. Quasi divini nella loro semplicità, non saranno estranei ai suoi seguaci di Valentino.” Nicole Phelp

Jan van der Ploeg

L’ artista olandese Jan van der Ploeg ha dipinto pareti e pannelli di grandi dimensioni per un paio di decenni. I suoi disegni geometrici colorati e precisi sono spesso affiancati da forme per lo più semplici a volte in bianco e nero, altre volte dipinte con colori luminosi e contrastanti, ma in entrambi i casi producendo sempre un effetto dirompente, a mio parere.

ALDO ROSSI

ألدو روسي
알도 로시]
אלדו רוסי
アルド·ロッシ
Альдо Росси
Teatro del Mondo

Il teatro del mondo è stato progettato dall’architetto italiano Aldo Rossi, inaugurato l’11 novembre 1979, nell’ambito della Biennale di Architettura e Teatro di Venezia. Tutto questo sarebbe volgare, se questo fosse davvero un teatro comune, dove vedrai un bello spettacolo delle arti di Thalma. Ma non lo è, e così ho deciso di portarlo a estir@dor. Il “teatro del mondo” si ispirava a una tradizione settecentesca, e intanto scomparve, dal teatro galleggiante che all’epoca ancorò nella città di Venezia di carnevale. L’edificio è stato realizzato in una struttura metallica e rivestito in legno, sia all’interno che all’esterno e sostenuto da una piattaforma galleggiante: una zattera. Formato da un ciottolo centrale con base quadrata di 9,5 m di larghezza e 11 m di altezza e tetto ottagonale in zinco, contiene un palco situato in una zona centrale. Il teatro ha accolto 400 spettatori, di cui 250 seduti, la sua semplicità formale ei colori utilizzati nelle finiture hanno dato un’immagine onirica a questa apparecchiatura che aveva come sfondo Venezia ei suoi canali. Gli utenti che entravano in quel teatro per assistere alla performance artistica degli attori, sono diventati subito se stessi, personaggi di un evento che interagiva con Venezia, osservatori e osservati, da Punta della Dogana, vedendo la Plaza de S. Marcos delle vostre finestre. Una vera Arca di Noè dell’intera Biennale.

JUN HASHIMOTO

Web Chair
Web Chair è un omaggio al web e alla sua inestricabile rete, leggera e nel contempo salda e forte. La sedia è un progetto della designer Jun Hushimoto di Junio Design, è pensata interamente in acciaio inossidabile e contiene più di 2000 punti di saldatura. E’ stata presentata tempo fa al SaloneSatellite di Milano, ma è ancora così attuale e bella nella sua semplicità! Il suo punto di forza è proprio l’estrema leggerezza, la sua caratteristica la rende adatta ad un arredo moderno, ad un spazio ufficio o al contract ed è assolutamente perfetta per chi ama cambiare posizione agli oggetti all’interno della casa.

PETERSEN ARCHITEKTEN

BERLIN AIRPORT HOTEL
Partendo dall’esigenza di una pianta flessibile, gli architetti dello studio Petersen hanno lavorato su un sistema modulare basato su geometrie semplici, ispirati dagli studi di Le Corbusier per la Domino House.