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Bruno Cerasi | highlike
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Bruno Cerasi

HUMAN NEEDS

Bruno Cerasi  HUMAN NEEDS

source: fubiznet
New intervention by italian installation artist Bruno Cerasi.

« The individual, just like the atom of physical chemistry, refers to a complex and heterogeneous structure, made of highly separable elements, united in a precarious and fragile by a combination of attraction and repulsion, of centripetal and centrifugal forces in a dynamic equilibrium, mobile and constantly unstable »
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source: subcityit
Prima di tuffarci nell’inchiostro dei lavori di Bruno Cerasi il nostro saluto va all’immagine che questo mese fa da sfondo alla pagina. Si tratta di un particolare di K(NEW)LEDGE, installazione realizzata da Bruno in occasione della manifestazione Orto dell’arte ad Ortucchio (AQ) nel 2013.

Bolognese di nascita ma abruzzese d’adozione, dopo aver abbandonato gli studi in ingegneria Bruno ha portato avanti il suo percorso artistico operando una serie di riflessioni sui rapporti umani, indagandone le relazioni e le interazioni : ambientazioni quotidiane che richiamano luoghi e gesti comuni, fitte trame che legano oggetti apparentemente banali ma capaci di evocare parole ed assenze.

Il dato umano, collocato in una dimensione altra rispetto allo spazio artistico in senso stretto è generalmente assente. Agli oggetti è demandato il compito di suggerire, attraverso un intricato gioco di fili, il richiamo alle persone, ai legami e alle loro difficoltà relazionali e comunicative.

L’umanità con i suoi bisogni e le sue incapacità relazionali è dunque la protagonista indiscussa della ricerca di Cerasi. Una tavola imbandita con grande cura ed attenzione per i dettami del galateo , finisce così per incarnare un’abbuffata simbolica, dove all’ipertrofia dei mezzi e delle possibilità corrisponde un senso di vacuità e di insensata fissità

La riflessione su un’umanità bloccata dalle infinite possibilità offerte dei mezzi di comunicazione predomina anche nell’installazione realizzata per Apertamente a Pescina (AQ). Qui oltre ai fili, la presenza della pellicola VHS sottolinea ancora una volta il ruolo giocato da una comunicazione ipertrofica: il colore nero,quasi come petrolio, imbratta le farfalle di carta le quali non sono più in grado di fuggire ed agire liberamente.

“Carta contaminata ed intrappolata. Ci sono anche delle farfalle bianche nell’installazione, mi piace far pensare che si possano salvare in qualche modo, o anche no.”

Le farfalle realizzate secondo la tecnica dell’origami raccontano la passione di Bruno per il lavoro metodico, la cura dei dettagli e la dimensione artigianale, in parte ereditati da suo nonno, un sarto con il quale per diverso tempo ha diviso lo studio.

L’estrema pulizia e il minimalismo che caratterizzano le sue opere dimostrano la continua ricerca di un’armonia negli oggetti e nelle cose oltre l’apparente caos del dato materico dello smalto nero.
3.
Nel 2013 Bruno ha preso parte alla Triennale di Istanbul con CONTAMIN#ART#ION. La cornice del quadro non delimita l’opera d’arte la quale si espande nel mondo esterno sottoforma di informazioni e dati.

“Ho inserito i cancelletti nel titolo per richiamare l’uso eccessivo degli hashtag, spesso e volentieri per pubblicizzare in modo sterile l’arte, finendo per toglierne sempre più il suo reale valore.”

Frutto di un progressivo lavoro di riduzione, le opere di Cerasi testimoniano la volontà dell’artista di allontanarsi volontariamente dalle infinite possibilità del mondo dei colori. A partire dalla realizzazione di installazioni che prevedevano l’uso esclusivo di magenta, ciano, giallo e nero Cerasi ha continuato il suo cammino verso una radicale visione in bianco e nero. L’installazione CMYK_PATHS concepita come un percorso all’interno del locale La Designeria è stata l’ultima opera a colori realizzata da Bruno.

Oxygen, rappresenta dunque l’ ulteriore passo verso un minimalismo estremo. Il bianco è chiamato a dialogare non più con lo smalto nero e la sua ingombrante presenza materica ma direttamente con la luce, elemento introdotto da Giustino Di Gregorio. A tratti ipnotica, l’installazione mostra ciò che rimane di un letto strappato nel mezzo; le due parti tuttavia non risultano completamente avulse l’una dall’altra: una serie di fili intrecciati sui quali vengono proiettate sottili lame di luce bianca testimonia la persistenza di un legame, nonostante tutto.