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DAVID BYRNE

Tight Spot

DAVID BYRNE TIGHT SPOT

source: davidbyrne

A site-specific inflatable audio installation, presented by The Pace Gallery. People are drawn by the sound — low frequency pulses, tremors and rumbles — which can be heard from blocks away, to the 40 foot inflatable globe.

I realized that the type of maps we associate with our days at primary school and childhood what I was imagining—not a realistic rendering of our planet or a map showing the physical world. This childhood world is all nation states, and all of them are in pastel colors with printed names (the pastel colors are practical, as they allow the type to be legible), a few rivers and some other features—the equator, maybe—but not much else. That’s the world ball we (or some of us) grew up with. A wholly unrealistic world, a world of somewhat arbitrary political units—not a planet of clouds, deep blue oceans, beige deserts and swaths of green jungle. Anyway, the piece is maybe about this childhood image of our world squished under an overhead train line (in this case). The squishing of an oversize childhood thing is sort of fun, it’s not overly metaphorical. It’s a childhood thing that’s grown way out of proportion and has been constrained. By what? The grown up world of train lines, apartment buildings and art galleries?

Maybe there’s a tiny bit of a “humans squishing their planet” metaphor going on, but that would be awfully simplistic. I can’t deny some of that might be in there, but the other aspects might balance off that potential heavy handedness, I hope.

The low, slightly ominous sound coming from inside the globe was part of the earlier proposal as well. I sensed that given the dicey acsoutics of that space, and that it will be outdoors—with 10th Ave. noise and the West Side Hwy. nearby—clarity (which would necessitate high frequencies) might be an issue. So I went for the low frequency pulse, tremor and rumble. I knew in my head what I thought that sound should be— so rather than using instruments, synthesizers or samplers to make those sounds that I imagined, I simply made them with my voice. It was the easiest and fastest way of creating what I was hearing. I filtered and processed my voice so you wouldn’t know it was a voice (I hope), and with the right speakers and amplification it will draw passers-by to look at this thing, even if they don’t see it at first. They will, I hope, be drawn to check out what’s making the weird sound in there, but it shouldn’t be loud enough to totally freak out couples and other folks stolling on the High Line above—though they might be drawn to look over the edge or check it out when they are once again earthbound.

It’s a wonderful challenge to come up with someting that might work in a crazy space like this—that will be temporary, easily installed and removed. I like being given restrictions like this to work with. I’m glad I was asked. I would have never thought of doing it otherwise.
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source: psfk

A temporary, site-specific installation by David Byrne will be on view for two weeks under the High Line, in a space recently acquired by the Pace Gallery. Before construction work starts on the gallery’s expansion, Byrne will fill the empty lot with a 48-by-20 foot inflatable globe.

Entitled ‘Tight Spot,’ the largescale outdoor installation will be fitted with speakers, emitting a low frequency vibration using the artist’s voice. This sound is meant to be heard from the surrounding streets and elevated park, and is designed to entice passersby to discover the installation.
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source: ariannaeditriceit

Poche opere sono riuscite a cogliere lo “spirito dei tempi” quanto l’installazione dal titolo Tight spot (Posto stretto) di David Byrne, che da alcuni mesi campeggia in un singolare luogo di Manhattan. Si tratta di un enorme globo compresso sotto i sostegni della High Line, la vecchia linea ferroviaria urbana di New York, da poco tempo definitivamente riconvertita a parco cittadino. L’artista multimediale scozzese naturalizzato americano (e’ ormai semplicistico definire l’ex leader dei Talking Heads un musicista e cantante rock-pop) sottopone al pubblico e ai passanti un mappamondo gonfiabile, schiacciato, in cui non e’ difficile riconoscere l’attuale stato del pianeta, sovraffollato e oppresso da problematiche di natura ambientale. L’opera misura circa quindici metri per sei ed e’ corredata da un supporto audio, con una colonna sonora su cui e’ sovrapposta la voce distorta dello stesso Byrne proveniente dall’interno del globo.
Questo eccezionale lavoro site-specific e’ senz’altro arrivato al momento giusto; ossia nel periodo in cui ci si apprestava a “celebrare” la nascita dell’essere umano che mancava per tagliare il poco invidiabile traguardo dei sette miliardi di popolazione sulla terra – celebrazione che di certo non si e’ svolta in un’atmosfera di catarsi cosmica, bensi’ all’insegna del piu’ acuto pessimismo sulle sorti dell’umanita’. Guardando l’installazione di Byrne ci si ricorda che le idee piu’ semplici sono spesso le piu’ geniali. Ma cos’e’ che rende Tight spot un’opera cosi’ cogente e imprescindibile? L’aver reso con la massima efficacia l’idea della saturazione; siamo ormai tutti consapevoli di vivere in un mondo obeso, dove l’eccesso e’ la norma, e dove c’e’ troppo di tutto.
Il flusso ininterrotto di informazioni e opinioni di cui ognuno di noi e’ oggetto ci parla di qualunque questione e argomento possibile e immaginabile, ma evita accuratamente di prendere in analisi la madre di tutti i problemi, la sovrappopolazione. Perche? Probabilmente perche’ chiama in causa tutte le domande metafisiche ed escatologiche, tutte le questioni ultime. Ad esempio: dopo cinquemila anni di civilta’, abbiamo capito perche’ siamo su questo pianeta e che cosa ci stiamo a fare? Qualsiasi conoscenza, anche la piu’ esoterica, culmina nella piena incertezza. Lo sapeva bene Nietzsche, che scrisse: “La conoscenza non e’ altro che dolore e disperazione”.
Su Internet e’ stato lanciato qualche anno fa il “Movimento per l’estinzione della razza umana”, e pare che raccolga numerosi adepti. Nulla di nuovo, per carita’, gia’ nel medioevo ebbe vasta diffusione l’eresia dei catari, i quali appunto predicavano l’autoestinzione, in quanto il mondo era secondo loro il regno del male; forse non sara’ proprio il regno del male, ma sicuramente questo mondo e’ fatto per i furbi, come diceva mia nonna e anche un classico della letteratura italiana di ottocento anni fa, il Decamerone di Boccaccio. E’ bene ricordare che i catari furono sterminati tutti senza pieta’ fino all’ultimo uomo (crudele ironia), ma la loro idea non era affatto peregrina: il buddismo insegna che nasciamo nella sofferenza, il cristianesimo che nasciamo nel peccato (originale). E allora se dobbiamo nascere per poi vivere nel peccato e nella sofferenza, non e’ meglio saltare a pie’ pari il problema e non nascere affatto? Cio’ che contrasta queste razionalissime considerazioni e’ (oltre al fisiologico bisogno delle donne di procreare) l’illusione della continuita’. Le illusioni, a cui regolarmente seguono le delusioni, sono cio’ che ci permette di vivere, ma l’illusione della continuita’ e’ la piu’ potente di tutte (Io moriro’, ma mio figlio mi continuera’). E quindi in tutti i continenti si continua a procreare a rotta di collo, eccetto che in uno, l’Europa – e all’interno dell’Europa il primato del decremento delle nascite spetta all’Italia e alla Spagna. Come ben sappiamo, codesto primato negativo suscita l’incessante biasimo e sdegno delle autorita’ religiose e politiche, e si chiamano in causa le piu’ svariate ragioni socio-economiche per spiegare il “triste fenomeno”. Ma non sara’ invece che gli europei, rispetto agli umani degli altri continenti, hanno raggiunto un maggior grado di saggezza, cosapevolezza, sobrieta’? Non sara’ perche’ danno piu’ importanza alla qualita’ che alla quantita’? Viene poi da pensare che gli europei abbiano forse involontariamente interiorizzato il pensiero di quel grande filosofo del secolo scorso che fu Emil Cioran.
Questa sorta di Buddha rumeno naturalizzato francese fu maestro del piu’ ardito nichilismo, infatti uno dei suoi libri si intitola “L’inconveniente di essere nati”. La sua e’ una filosofia non sistematica, che si articola in aforismi taglienti e spietati come questi: “Se potessimo conoscere in anticipo il futuro dei nostri figli, li strangoleremmo appena nati”. “Dopo aver fatto il giro di tutte le illusioni, di tutti i sogni e di tutte le utopie, potremo rifugiarci in un posto solo: nell’io dell’io”. Un altro grande nichilista del novecento, Samuel Beckett, nella sua opera maggiore (“Aspettando Godot”) dimostra come la vita umana, alla fine della fiera, si risolva in una pura e semplice attesa della morte. Ed e’ quasi superfluo ricordare quanto influente sia stato il teatro di Beckett presso l’intellettualita’ europea di qualsiasi orientamento ideologico. Comunque, Cioran e Beckett non fecero altro che portare al suo limite piu’ estremo una visione tragica dell’esistenza che era gia’ ben radicata nella cultura classica europea, sempre contrastata con efficacia dal peloso ottimismo degli intellettuali progressisti o dei capi rivoluzionari. Basti pensare alla misantropica precisione del monologo dell’Amleto di Shakespeare, il brano piu’ celebre di tutta la storia del teatro, in cui la vita umana viene paragonata alla “risata di un pazzo”.
A questa lucidita’ di pensiero si contrappone pero’ l’animalita’ dell’impulso vitale e dell’istinto di sopravvivenza, che non si chiedono alcun perche’. Nessuno meglio di Pirandello nella sua novella “L’uomo dal fiore in bocca” e’ riuscito a descrivere questo indefinibile istinto: e’ la storia di un uomo che, pur afflitto da un male incurabile, si tiene attaccato alla vita con tutte le sue forze.
Considerato tutto cio’, dall’alto della nostra storia, cultura ed arte che ci hanno munito di una superiore consapevolezza e lucidita’, noi europei possiamo permetterci il lusso di procreare per puro capriccio, per l’ebbrezza di generare altri esseri i quali come noi saranno parte di un enigma insolubile, che i cattolici con molta competenza chiamano “mistero della vita”.
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source: kumobakudandiandian

雲爆弾:不太明确艺术家David Byrne创作这个名为“Tight Spot ”的装置艺术作品究竟是不是是为了表达人口的爆炸,空间紧缩,环境恶化亦或是经济的疯狂之类的意义,但是这个塞在纽约High Line at 10th Avenue and 25th Street的硕大的气球地球与将其挤压变形的紧张空间,让人感到了扑面而来的紧迫感