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GABRIEL SHALOM

The Tosso Variations 4

source: gabrielshalom

Gabriel Shalom (US/UK) is an artist living and working in Berlin, Germany. His practice combines elements of experimental cinema, video art and musique concrète. He explores the hidden musicality in everyday objects, instruments and situations, using music as a vehicle for the transformation of the mundane into transcendent compositions and patterns. In addition to his work as an artist, he has written and spoken extensively on Hypercubism, his theory of object-oriented aesthetics.
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source: vimeo

Gabriel Shalom is an artist, director and composer living and working in Berlin, Germany. His signature work takes the form of rhythmically edited audiovisual compositions (videomusic). Taking inspiration from musique concrète, he explores the hidden musicality of everyday objects, unusual handmade electro-acoustic instruments, and manipulation of traditional instruments.
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source: vimeo

The Tosso Variations is a videomusical suite in five movements based on recordings of several free improvisations by Shingo Inao. Shingo plays his Tosso, a six-stringed sensor instrument of his own design. Each improvisation is performed with Shingo dressed in a different outfit. This series of pullovers are from The Story of Oswald 1848 – a collection created by fashion designer Nicole Roscher for her label Von Bardonitz.
The Tosso Variations was first exhibited in January 2012 as a five-channel video installation at the MU artspace in Eindhoven, Netherlands, curated by Angelique Spaninks. Supported by MU, Eindhoven.
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source: kikkbe

Gabriel Shalom est un artiste, réalisateur et compositeur qui vit et travaille à Berlin. Sa marque de fabrique est la réalisation d’oeuvre vidéo où le montage crée une composition rythmique (vidéomusique). S’inspirant de la musique concrète, Gabriel s’attache à faire appraitre la musicalité des objets du quotidien. Il aime aussi utiliser des instruments faits main inhabituels comme des instruments plus traditionnels.
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source: digicultit

Gabriel Shalom si definisce “videomusician” ovvero un artista audiovisivo che lavora sulla manipolazione delle immagini in movimento per arrivare ad una composizione ritmica. Il suo ultimo lavoro The Tosso Variations è stato appena presentato allo spazio MU di Eindhoven nell’ambito della sua prima mostra personale.

L’opera consiste in un’installazione video a 5 canali che ha come protagonista il musicista giapponese Shingo Inaho mentre improvvisa suonando il Tosso, uno strumento progettato da lui stesso. Shalom prende il materiale sonoro e lo ricompone in cinque variazioni audiovisive diverse in cui si amalgamano influenze jazz, trip-hop, glitch, musica da camera e improvvisazione.

Come lui stesso dichiara “la prima volta che mi sono avvicinato a questo genere di musica l’ho trovato affascinante, ma allo stesso tempo misterioso. La prima sensazione è stata così travolgente da farmi provare un senso di compressione esteso in molteplici dimensioni; il numero di pezzi, la complessità dei suoni, la velocità del ritmo e la rapidità di esecuzione. Questi erano gli artefatti sonori del processo di composizione che trascendevano la musica del corpo per arrivare alla musica della mente”.

Shalom manipola il suono che ha registrato lui stesso, questo gli permette di evitare molte restrizioni di composizione, e lo fa ispirandosi ai primi esperimenti della Musica Concreta (un particolare genere musicale ideato dal compositore Pierre Schaeffer nel 1948 che consisteva nell’approccio all’ascolto considerando la completezza del suono data da tutti i suoi elementi e non solo tramite criteri astratti).
Per organizzare il materiale sonoro registrato, l’artista ha creato uno speciale sistema di notazione, una sorta di pentagramma, in cui ha classificato ogni singolo movimento tramite un particolare pittogramma, finalizzato alla ricomposizione audiovisiva. “Quando la composizione riusciva mi sono spesso ritrovato a ballare. Se il lavoro ti fa ballare, devi seguire quell’impulso!”
Anche i silenzi sono importanti nella composizione, infatti non sono considerati dei vuoti, ma vanno a ricreare l’atmosfera del luogo in cui è stata eseguita la registrazione, ovvero la stanza. Questa stessa stanza che viene riproposta anche nel lavoro, definisce la tranquillità dello spazio “creando una camera ipercubista dentro la quale il suono e l’immagine possono suonare insieme”.