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MANDANA MOGHADDAM

ماندانا مقدم

Chelgis I

mandana Moghaddam

source: highlike

Work: Chelgis is the name of a series of four installation pieces. The present work is titled “Chelgis I” in the series. These pieces
correspond in many ways to the gender based reality of everyday life marked by a range of official and cultural constraints
which some of them constraints have been around for thousands of years and seems to be part of the women’s self understanding. The disparity and pressures have sometimes been considered as a woman’s ornament and beauty. The title is taken from an ancient Iranian popular tale, Chelgis (literally; the girl with forty braids).
Size: 172cm X 50cm X 50cm.
Photographer: Hossein Sehatlou
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source: societadelleletterateit

Anche Mandana Moghaddam, che vive e lavora fra Göteborg e Tehran, utilizza materiali e procedimenti insoliti per indagare in maniera più compiuta e creativa queste tematiche. I capelli che nelle culture islamiche il velo deve occultare divengono, nell’opera di Moghaddam metafora del femminile e mezzo espressivo e sono al centro di un progetto di installazioni in quattro parti dal titolo Chelgis -quaranta trecce- che l’artista ha sviluppato dal 2002 al 2007. Il lavoro reinterpreta un’antica fiaba persiana che racconta la storia di una bella ragazza, pettinata con quaranta lunghe trecce, che un demone per lei invisibile ha imprigionato in uno splendido giardino. Il demone ha anche privato il giardino dell’acqua causando grandi sofferenze. E’ ovviamente invincibile a meno di trovare e distruggere il suo “elisir” di lunga vita, la fonte del suo potere.

Nella prima installazione del 2002, Chelgis I, un corpo di donna a misura reale, interamente fatto di capelli intrecciati, è intrappolato in piedi in una grande “gabbia” di vetro ma dalla base fuoriescono delle ciocche, a segnalare la possibilità di una via d’uscita.

La seconda installazione, esposta alla Biennale di Venezia del 2005, presentava un enorme blocco di cemento sospeso dal soffitto tramite quattro lunghe trecce di capelli neri attorcigliate con quattro nastri rossi. Dice l’artista: “Il blocco di cemento è simbolo della mascolinità tradizionale, assoluta, ma anche espressione di monotonia e freddezza. La treccia col nastro rosso è simbolo di brio, sensibilità e pacata luminosità femminile: è ciò che rende sostenibile il pesante blocco di cemento tenendolo sospeso.” La contraddizione fra l’apparente fragilità dei capelli e la pesantezza del blocco è esplicita: il femminile è anche forza insospettabile, ma l’opera è intrinsecamente ambigua ”sono i capelli che tengono sospeso nell’aria il blocco di cemento o è l’invincibile blocco che ha catturato le trecce?” aggiunge, infatti, l’autrice. Certo, una chiara forza sovversiva non deve essere sfuggita alle autorità iraniane se queste hanno deciso di disfarsene: dopo l’esposizione veneziana, infatti, l’opera è stata distrutta con la motivazione che era troppo ingombrante e non valeva la pena di riportarla in Iran.

La terza Chelgis, realizzata nel 2006, è un video che inquadra le gambe di una donna mentre, in piedi in una vasca da bagno, si taglia i capelli; c’è solo il suono del “lavoro” delle forbici e il contrasto fra il nero dei capelli e il bianco della vasca che amplifica l’impostazione oppositiva su cui si costruisce il senso dell’opera: atto di sottomissione ad una legge sociale coercitiva o segno di sfida e di rinascita di un soggetto indipendente?

In Chelgis IV (2007) infine, le trecce rivestono l’ambiente interno di una struttura ottagonale che presenta all’esterno alte superfici lisce e specchianti. Anche in questo caso l’installazione gioca sull’equilibrio degli opposti e sul contrasto uomo-donna, fragilità-forza, verità-finzione.
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source: 2009to2012fabricait

Mandana Moghaddam was born in Tehran and now she lives and works in Gothenburg, Sweden.
Her art pursues questions relating to communication, isolation and exile, discussing alienation and existential conditions, cultural and gender related restrictions.
In 2005 her work Chelgis was displayed in the Iranian pavilion at the Venice Biennale.

Chelgis (literally; the girl with forty braids) is the name of a series of four installation pieces. The conception of this project stems from her personal experiences in the 21st century.