MARIANNE FAITHFULL
THERE IS A GHOST
BOB WILSON
source: museum-joanneumat
In den 1970er Jahren schuf Robert Wilson seine ersten Portraits bedeutender Persönlichkeiten, wie Louis Aragon, Pontus Hultén, Helene Rochas, aber auch unbekannter Passanten und Tiere. Obwohl Wilson selbst sich weigert, seine Werke zu interpretieren, übernimmt er offensichtlich gerne die Aufgabe der Interpretation, wenn es sich um Persönlichkeiten handelt. Seine Portraits sind nämlich theatralische Inszenierungen und somit Interpretationen. Robert Wilsons Künstlertum konstruiert sich aus einer Reihe singulärer persönlicher Erfahrungen abweichendem Verhaltens (wie Sprachbehinderung, Gehörlosigkeit), wie auch aus den entscheidenden künstlerischen Impulsen der 1960er Jahre (von Performance bis zur Minimal Art), die in seine epochemachenden und legendären Inszenierungen ab den 1970er Jahren einflossen: 1976 Einstein on the Beach mit Musik von Philip Glass. 1979 Death Destruction & Detroit mit Musik von Alan Lloyd. 1981-1984 The CIVIL warS, Theaterprojekt mit Produktionen aus 5 Nationen, geplant für die „Cultural Olympics” Los Angeles 1984 (unvollendet). Er kooperierte mit William Burroughs und Tom Waits (The Black Rider, 1990), mit Laurie Anderson, David Byrne, Lou Reed (Time Rocker, 1996) und anderen. Später inszenierte er neben zeitgenössischen Autoren wie Heiner Müller und Susan Sontag, mit denen er befreundet war, auch Klassiker. Aus seiner Inszenierungskunst heraus wurde er auch Bühnenbildner und Bildhauer, Maler und Zeichner. Seine Bildkunst beschränkte sich aber nicht nur auf die Fläche, sondern er schuf auch dreidimensionale Objekte, Installationen und Environments von höchsten poetischen Graden, zum Teil absurd und surrealistisch, zum Teil extrem minimalistisch, aber immer überraschend. In der zeitbasierten Bildform Video und Film erreichte er eine innovative Bildsprache, die eine Welt kreiert, zwischen chaplinesque und kafkaesk, aber immer absolutely Wilson. In jüngster Zeit hat er den Reichtum seiner Bühnensprache auch auf Museen übertragen und als überragender Kurator neue Ausstellungstypen und Präsentationsformen für Objekte geschaffen. All diese Erfahrungen als Bild- und Objektkünstler, als Bühnenbildner und Regisseur, als Choreograf und Kurator hat er in seinen Videoportraits seit 2004 konzentriert, da es ihm die technischen Möglichkeiten des High Definition Fernsehens erlauben, den Reichtum seiner Bild- und Bühnensprache auszudifferenzieren: Bewegung, Gestik, Make-up, Kostüm, Kulisse, ebenso wie die Stile der Hoch- und Popkultur und die klassischen wie Neuen Medien: Malerei, Design, Musik, Oper, Tanz, Theater, Fotografie, Fernsehen, Film, etc. Die porträtierten Persönlichkeiten verweisen dabei nicht nur auf eigene biografische Details, sondern auch auf kulturgeschichtliche Quellen. Die Subjekte sind dadurch sowohl konstruiert wie authentisch, biografisch wie soziografisch, Portraits ihres Lebens wie eines Mediums oder einer Epoche. Die Portraits sind visuelle Geschichte aber auch Teil der Geschichte bzw. selbst Geschichte. Robert Wilson porträtiert nicht nur berühmte Persönlichkeiten, sondern auch unbekannte Menschen und Tiere, die bisher nicht künstlerisch repräsentiert wurden. Gerade in deren Inszenierungen erreicht Wilsons komplexe Bild- und Tonsprache ihre Höhepunkte, nämlich eine Zelebrierung der Empathie. Anonyma werden zur Diva, Neutra erhalten Kultstatus. Wilsons VOOM Portraits haben also eine kognitive Funktion. In der Geschichte der Portraitmalerei und des fotografischen Portraits, insbesondere der inszenierten Fotografie, stellen seine inszenierten Portraits nicht nur einen Höhepunkt der Vollendung, sondern auch vor allem eine Klimax, die wegweisend ist. (Peter Weibel)
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source: athensvoicegr
Το περιεχόμενο των Video Portraits δεν αποθεώνει τους εικονιζόμενους αστέρες, αλλά φέρει πολλαπλές αναφορές, αδιάλειπτα REM: η Jeanne Moreau παρουσιάζεται ως Μαρία Στιούαρτ με αναφορά σε πίνακα του 1578, η Isabelle Huppert ως Greta Garbo, ο Johnny Depp ποζάρει ως Rrose Sélavy (όνομα που χρησιμοποιούσε ο Marcel Duchamp όταν φωτογραφιζόταν ως γυναίκα από τον Man Ray), η Salma Hayek γίνεται κύκνος υπό τους ήχους του Τσαϊκόφσκι, η Winona Ryder γίνεται η Winnie στις «Ευτυχισμένες μέρες» του Beckett, ο Mikhail Baryshnikov είναι ο Άγιος Σεβαστιανός πληγωμένος από δεκάδες λόγχες, η πριγκίπισσα Καρολίνα του Μονακό παραπέμπει στη μητέρα της Grace Kelly, όταν πρωταγωνιστούσε στην ταινία «Σιωπηλός μάρτυρας» του Χίτσκοκ, ενώ η Dita von Teese πάλι δεν παραπέμπει παρά στον εαυτό της και προκαλεί ευδαιμονικά χαμόγελα.
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source: daringtodo
Ritratti di star del cinema e del teatro, persone comuni, straordinari animali animeranno la mostra dedicata ai lavori di Robert Wilson che si terrà a Palazzo Madama di Torino dal 20 prossimo al 6 gennaio. Tutto ciò in occasione dello svolgimento del Prix Italia ovvero quella sorta di festival della televisione che ha ormai ha trovato sotto la Mole la sua sede privilegiata.
Dunque l’avvenimento nasce dalla collaborazione della RAI con Change Performing Arts e con la collaborazione di Palazzo Madama.
Wilson è riconosciuto come una delle figure più importanti della nostra epoca nel teatro, nell’opera e nell’arte. Il progetto propone un percorso espositivo che si snoda al primo piano del museo, nella cornice delle sale settecentesche. Alle pareti, incastonati dai damaschi e dai mobili intarsiati, sfilano cinquanta video-ritratti ad altissima definizione dedicati a protagonisti dello star system come Brad Pitt, Johnny Depp, Carolina di Monaco, Isabella Rossellini, Jeanne Moreau, ma anche a persone comuni e animali straordinari (una pantera nera, un porcospino, una famiglia di gufi bianchi, un cane di razza Briard, una rana cornuta).
I video ritratti prendono forma nel 2007, dopo oltre due anni di lavoro di Wilson con VOOM HD Networks, compagnia pionieristica nella ricerca sulle tecnologie per la televisione in alta definizione. I ritratti possono essere visti in relazione ai filmati sperimentali di Warhol – riprese frontali, movimenti minimi, con una camera fissa anche se, diversamente dai ritratti di Warhol, Wilson si serve di tutti i ritrovati della produzione: luci, telecamere, apparecchiature per il montaggio e studi di registrazione. Sono ripetuti in rotazione continua in modo da non avere un inizio e una fine, creando un’opera d’arte in fotogrammi. Il risultato finale sul monitor è simile a quello di una fotografia.
I “ritratti”, hanno una durata che varia da 30 secondi fino a 20 minuti, sembrano immobili, ma i personaggi compiono in realtà piccole azioni – un semplice movimento, un battere di ciglia, un colpetto con il piede – che amplificano le potenzialità narrative del ritratto tradizionale avvicinandolo al racconto cinematografico, pur senza disperdere quell’aura di fissità iconica che caratterizza il ritratto pittorico di ogni tempo.
Opere sviluppate da Wilson in collaborazione con il soggetto raffigurato che approfondiscono e dilatano il senso della ricerca: Winona Ryder è il personaggio Winnie da Giorni felici di Samuel Beckett; il ritratto della principessa Carolina di Hannover è ispirato al ruolo di sua madre, Grace Kelly, ne La finestra sul cortile, ma anche ad un famoso dipinto del 19esimo secolo di John Singer Sargent; Isabella Rossellini è un fumetto giapponese.
I ritratti sono accompagnati da colonne sonore create per l’occasione da musicisti del calibro di Lou Reed, Tom Waits, Bernard Hermann, Michael Galasso, Big Black, Bach reinterpretato da Glenn Gould, Hans Peter Kuhn e Ethel Merman.
Ma non è tutto. Palazzo Madama propone anche un percorso storico sul tema del ritratto, dal Medioevo all’Ottocento attraverso le collezioni del museo: dalle effigi dei committenti nelle pale sacre, alle medaglie rinascimentali, fino al ritratto di stato di epoca barocca. Accanto alle opere di Robert Wilson sarà esposta anche una selezione di dipinti provenienti dai depositi della GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (Grosso, Boldini, Casorati, Saroni ed altri artisti) pensata come contrappunto visivo e strumento per mettere a fuoco caratteri, tipologie e retoriche di un grande genere artistico. Il ritratto rappresenta infatti uno dei generi più antichi e più affascinanti della storia dell’arte. La mostra è a cura di Noah Khoshbin in collaborazione con Dissident Industries. Allestimento tecnologico di euphon/mediacontech.