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Nicholas Hlobo

Nicholas Hlobo 888

source: palazzograssiit

Nicholas Hlobo è un artista sudafricano nato a Città del Capo nel 1975 e oggi attivo a Johannesburg. Benché la natura tattile dei materiali e una pratica artistica basata su attività artigianali come la tessitura e il cucito siano legate alla tradizione e presuppongano una certa abilità manuale, la qualità dei lavori di Hlobo risulta estremamente contemporanea. Tutti i materiali utilizzati in Ingubo Yesizwe sono pervasi di riferimenti culturali. Le camere d’aria dei pneumatici raccolti nelle officine di Johannesburg rimandano all’esperienza dell’industrializzazione e della crescita urbana, all’automobile come status symbol ma anche alla sessualità contemporanea, dato che ricordano dei condom. Questi oggetti presentano inoltre una dimensione storica, in quanto evocano un metodo di esecuzione particolarmente macabro diffuso in Sudafrica durante l’apartheid, il necklacing, che prevedeva di collocare un pneumatico pieno di benzina intorno al collo della vittima e di dargli fuoco. Il lavoro di Hlobo è segnato anche da riferimenti alle pratiche culturali della tribù Xhosa, a cui appartiene l’artista: “Ingubo Yesizwe” significa “coperta della nazione” e richiama l’abitudine di utilizzare pelli animali per coprire i cadaveri prima della sepoltura. Combinando materiali diversi, ricchi di associazioni, Hlobo esplora la propria identità in termini di genere, origine, etnia e retaggio culturale.
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source: ndonet

Nicholas Hlobo è noto per installazioni, performance e immagini che affrontano temi complessi e sollecitano diversi livelli di lettura. L’artista coinvolge l’osservatore nella costruzione di una storia dai molteplici significati.

Porre interrogativi è per Hlobo parte integrante del processo creativo. Le sue opere sono ricche di riferimenti alla cultura xhosa e all’esperienza di vita nel Sudafrica post-apartheid e al contempo rappresentano una riflessione più generale su temi quali lingua e comunicazione, genere e sessualità, razza ed etnia.
L’artista parla spesso del suo lavoro in termini di ‘scrittura’ e utilizza sempre per i titoli delle opere la sua lingua madre, lo xhosa, appartenente al ceppo nguni, molto diffusa in Sudafrica. Le sue poetiche espressioni idiomatiche, i proverbi e le ambiguità di senso, sono particolarmente adatte a eludere significati scontati e a minare stereotipi.

Una lingua così flessibile da permettere che i termini possano essere recepiti in molteplici modi, ulteriormente arricchita dalle trasposizioni nelle altre lingue con le quali Hlobo comunica in Sudafrica, rappresenta per l’artista un capitale da ottimizzare: egli strappa, ricuce, taglia e ricompone materiali disomogenei, spesso di per sé carichi di ipotesi di interpretazione, per costruire sequenze di immagini imprevedibili, senza apparente struttura narrativa; ‘montaggi’ di fantasie che chiedono all’osservatore di continuare a sviluppare il racconto.
Camere d’aria di copertoni, che Hlobo recupera nelle officine, diventano simbolo dell’industrializzazione e dell’esperienza urbana. Allo stesso tempo, la gomma assume la valenza di un emblema della mascolinità. Possedere un’automobile è in Sudafrica uno status symbol prettamente maschile e le camere d’aria possono inoltre essere associate ai preservativi. Qui entrano in gioco la vulnerabilità e la precarietà delle certezze. Il condom è uno strumento d’uso comune ma è anche un feticcio maschile e per di più un motivo di conflitto per una delle più importanti culture religiose del mondo. Un po’ troppo per un oggetto cosi piccolo e leggero?
Hlobo si diverte da sempre a smontare e rimontare certezze acquisite e cliché e in particolare gli stereotipi di genere. In molti dei suoi lavori, gomme, nastri di raso, pizzi, merletti, forme approssimativamente falliche, ricami cangianti di spermatozoi e orifizi di incerta natura sembrano presi da un raptus che procura loro ineffabili piaceri.

Le complesse e sfaccettate interpretazioni che le sue opere riescono a sollecitare nel pubblico, sono per Hlobo parte integrante del processo creativo.
Il titolo di uno dei lavori in mostra, Mondle umkhulise (Nutritelo, o Nutritela), accenna a questa esigenza di scambio, di partecipazione, di nutrimento e di arricchimento.
Si tratta di una struttura sospesa al centro dello spazio della galleria, simile a un nido. Durante la serata d’inaugurazione sarà abitata dall’artista. L’immagine del nido tende a ricordarci che le idee necessitano di protezione, di accoglienza.

Cercare di costruire rapporti pacifici con sé stessi e con gli altri è un argomento rappresentato anche da una carta di grandi dimensioni, sezionata e ricomposta con fettucce di seta. Dal riaccostamento delle parti nascono delle protuberanze, poi rielaborate con dei ricami, che fanno pensare a dei piccoli seni. L’opera, dal titolo ‘Unyulu’ (puro/vergine), è bianca monocroma e tende a trasmettere una sensazione di quiete, un traguardo raggiunto, anche se a fatica. Alcune rifiniture lasciate sospese, però, potrebbero essere l’indizio che si tratti solo di una sosta temporanea. L’inquieta tenacia di Hlobo a disfare e continuare a esplorare inedite soluzioni ci parla di una purezza che non è intesa come innocenza, ma è il risultato di un processo incessante di conoscenza.

Nicholas Hlobo è nato a Cape Town nel 1975. Vive e lavora a Johannesburg.
Dopo la mostra personale del 2007 Umakadenethwa engenadyasi
ad e x t r a s p a z i o, Hlobo ha esposto il suo lavoro in mostre personali alla Level 2 Gallery della Tate Modern di Londra (2008 | 09) e all’Institute of Contemporary Art di Boston (Momentum 11, 2008).
Nel 2009 è il vincitore dello Standard Bank Young Artist Award e la relativa mostra personale Umtshotsho, Standard Bank Young Artist for Visual Art 2009 è attualmente itinerante in Sud Africa.
Tra le sue mostre personali ricordiamo anche: Kwatsityw’iziko, Michael Stevenson, Cape Town, 2008; Umdudo, Aardklop National Arts Festival, Potchefstroom, 2007;
idiom[s], The Savannah College of Art Design, Savannah, Georgia, 2007.
Fra le collettive cui ha preso parte: Beauty and Pleasure in South African Contemporary Art, Stenersen Museum, Oslo, 2009; Havana Biennale, Cuba, 2009; 2nd Guangzhou Triennial, Guangzhou, Guangdong, 2008; Home Lands – Land Marks, Haunch of Venison, London, 2008; Flow, Studio Museum, Harlem, New York, 2008; za. Giovane arte dal Sudafrica, Palazzo delle Papesse, Siena, 2008.
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source: artsynet

One of South Africa’s leading artists, Nicholas Hlobo creates large sculptural structures and works on paper that explore ethnicity, masculinity, and sexual identity. Primarily constructed with ribbon and rubber detritus, Hlobo’s works depict phalluses, ovarian spaces, and other bodily references and sexual innuendos. Hlobo mines post-apartheid South Africa and his own Xhosa culture, drawing from Xhosa language for his titles. Ingubo Yesizwe (2008), originally commissioned by the Tate Modern, is a giant hybrid creature stitched together with pieces of leather and the rubber inner tubes of car wheels. The title, which translates to “clothes [or blanket] of the nation,” refers to the Xhosa ritual wherein cowhide is used to cover a corpse before burial for its protection upon entering the afterlife. Hlobo’s creature has been seen to represent both its own transformation from raw materials into form, and the potential for Africa’s transformation.
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source: stevensoninfo

Nicholas Hlobo was born in Cape Town in 1975, and lives in Johannesburg. Solo exhibitions have taken place at Locust Projects in Miami (2013); the National Museum of Art, Architecture and Design, Oslo (2011); the Level 2 Gallery at Tate Modern, London (2008), and the Boston ICA as part of the Momentum series (2008), among other institutions. In 2011 he showed newly commissioned work on ILLUMInations, the 54th International Art Exhibition of the Venice Biennale; his work also appeared in Venice on The World Belongs to You, works from the Pinault Collection at the Palazzo Grassi, and the Future Generation Art Prize exhibition at the Palazzo Papadopoli. Other notable group exhibitions include Public Intimacy: Art and Social Life in South Africa at the Yerba Buena Center for the Arts, San Francisco (2014); the 18th Biennale of Sydney (2012); La Triennale 2012 – Intense Proximity, Palais de Tokyo, Paris (2012); Touched, the Liverpool Biennial (2010); the third Guangzhou Triennial, China (2008); and Flow at the Studio Museum in Harlem (2008). He was the Tollman Award winner 2006, the Standard Bank Young Artist for Visual Art 2009, and the Rolex Visual Arts Protégé for 2010/11, working with Anish Kapoor as his mentor.
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source: pinchukartcentreorg

Hlobo creates large-scale sculptures using rubber as his main material, depicting phalli, internal organs or scenes deeply connected to a gay underground scene. His main themes include industrialization, gender and sexuality. Colourful ribbons, which are stitched and woven through the rubber, refer to the balance between male and female. By appropriating his native heritage, the Xhosa culture, and combining it with the journey of his own homosexuality, Hlobo finds his way through a rapidly changing society in which the traditional and the modern often are uncombinable. Hlobo’s work balances between the hidden and the public in his sculptural language and through the titles, which remain a secret to us as they are in Xhosa.

Showing five new paintings and a monumental sculpture in PAC, Hlobo creates his own universe, introducing the audience to the complex narratives and the exceptional visual language of his work.
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source: artknowledgenews

Nicholas Hlobo nasceu na Cidade do Cabo, África do Sul, em 1975, e Atualmente vive e trabalha em Joanesburgo. Depois de se formar a partir do Wits Technikon em 2002, Hlobo passou a se tornar o padrão de 2009 do Banco Jovem Artista com uma exposição individual que visitou a África do Sul. Em 2007, SCAD hospedado Hlobo de primeira exposição individual dos Estados Unidos, “Expressões”, em Savannah, e em 2010 incluiu seu trabalho na exposição “Wild é o vento”, como parte do “Africa on My Mind” série de exposições. Em 2008, Hlobo foi destaque em um show solo no Tate Modern e fez parte da série “Momentum” de artistas emergentes no ICA Boston; ele Também foi incluído em grupos shows no Havana Bienal (2009), o terceiro Trienal de Guangzhou, China (2008), e “Flow” no The Studio Museum in Harlem (2008), entre outros. Este ano, Hlobo foi selecionado para o 2010 Liverpool Bienal e foi nomeado para o Rolex Mentor e Protégé Art Initiative.
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source: artknowledgenews

Sus obras se encuentran ricamente en capas, anclado en referencias a la cultura Xhosa y la experiencia de la vida en la post-Apartheid de Sudáfrica, mientras que la reflexión sobre temas de lenguaje y comunicación, género y sexualidad, raza y etnia. Nicholas Hlobo nació en Ciudad del Cabo en 1975. Vive y trabaja en Johannesburgo.

El proceso de decisiones es fundamental para Hlobo. Él utiliza técnicas como la costura y el tejido, que tradicionalmente se llevan a cabo por las mujeres en África del Sur. Su elección de los materiales se carga de manera similar con significado. Los viejos y perforados cámaras de aire de los neumáticos de coche que reúne desde los talleres de reparación en Johannesburgo son un símbolo de la industrialización y la experiencia urbana. Para Hlobo, el caucho tiene un significado especial como un emblema de la masculinidad, no sólo porque la propiedad de automóviles en Sudáfrica es un símbolo de estatus masculino, sino también porque los tubos interiores se parecen condones. Los temas sexuales son a menudo implícita en sus obras a través de su uso de falo y espermatozoides formas, y las formas que se asemeja orificios, cordones umbilicales y los órganos internos.

La cinta de raso que él usa para hacer sus marcas en el papel, y que literalmente conecta los elementos dispares de sus esculturas, sugiere la feminidad, la domesticidad y la unificación, en contraste con el más y lsquo; masculino y rsquo; materiales que se une. La cinta, y la forma en que se utiliza, desafía las suposiciones basadas en el género sobre la división del trabajo e introduce un enfoque más ambigua con la sexualidad.

Hlobo siempre títulos de sus obras en su lengua nativa, xhosa, una lengua Nguni hablada en Sudáfrica. Atraído por las cualidades formales de la gramática, los sonidos de las palabras, y la flexibilidad lingüística de Xhosa, Hlobo y rsquo; s uso de la lengua, con todas sus modismos poéticas, proverbios y dobles sentidos, se trata tanto de definirse a sí mismo, ya que es un esfuerzo para transmitir verdades difíciles y fomentar el diálogo en torno a temas sociales complejos.