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PETER GREENAWAY

بيتر غريناواي
彼得·格林纳威
פיטר גרינווי
ピーター·グリーナウェイ
피터 그리너웨이
Питер Гринуэй

Nightwatching

source: cinefilosit

Peter Greenaway non è considerabile un regista, nel senso più restrittivo del termine, poiché le sue sperimentazioni visive spaziano a tutto tondo nelle arti espressive per poi confluire magicamente nel linguaggio cinematografico. Greenaway sostiene che il cinema è “morto”, perché in poco più di un secolo di vita non ha avuto evoluzioni sostanziali, a differenza di quanto invece è avvenuto e continua ad avvenire con la pittura, attribuendo la colpa ad un uso sfrenato e commerciale della struttura narrativa, che a poco a poco ha finito con il soffocare l’atto creativo e la ricerca formale.

Fin dai suoi primi film la ricerca espressiva balza immediatamente alla ribalta creando uno stile inconfondibile ed unico, forse difficile da penetrare da parte di un pubblico “normale”, ma deliziosamente invitante per chi decide di farsi trascinare dai giochi enciclopedici e metaforici del filmmaker gallese. La sua nuova fatica cinematografica “Goltzius and The Pelican Company” è il degno coronamento di decenni di sperimentazioni e sicuramente il punto di partenza per nuove strade da percorrere.

La narrazione, anche se apparentemente fondamentale, è come al solito una delle tante impalcature che per Greenaway sostengono il materiale filmico. Ben più importanti sono le sottostrutture, come le sei rappresentazioni teatrali che cadenzano l’andamento del film, o i vari peccati di natura sessuale, come l’incesto, la necrofilia, il voyeurismo, o ancora le incisioni di Goltzius mescolate con gli schizzi dello stesso Greenaway.
Il film racconta un episodio della vita di Hendrik Goltzius, incisore, stampatore ed editore, contemporaneo di Rembrandt, che è in viaggio verso l’Italia assieme alla compagnia teatrale del Pellicano. Sulla strada decide di fermarsi in Alsazia, ospite del margravio locale, un laido individuo che oltre a governare e a defecare in pubblico, sbucciando mele per le sue scimmie, si diletta di mecenatismo.
Goltzius vorrebbe convincerlo a finanziere la realizzazione dei suoi libri con le storie dell’antico testamento viste in maniera erotica e ambiguamente metaforica, in particolare la storia di Lot e delle sue figlie, di Davide e di Betsabea e di Sansone e Dalila. Il margravio però esita a farsi convincere, così l’incisore gli propone di mettere in scena per lui sei rappresentazioni, una per sera, insieme agli attori della compagnia del Pellicano. Allettato dalla prospettiva di partecipare attivamente in messinscene erotiche il Margravio accetta. Ma la finzione si fonde con la realtà e così prende il via un perfido gioco di sesso, sangue e potere.

Dopo il film su Rembrandt, “Nightwatching” del 2007, Greenaway realizza il secondo capitolo della sua personale trilogia dedicata all’arte fiamminga, che si concluderà con un lungometraggio dedicato al visionaro pittore Hieronymus Bosch. “Goltzius and Pelican Company” segue inoltre un’altra importante trilogia “The Tulse Luper Suitcases” del 2003, dove la sperimentazione visiva prendeva il sopravvento sulla narrazione, soprattutto negli ultimi due capitoli, facendo avvicinare l’opera più ad una complessa performance di video-arte piuttosto che ad un film. E questo non è mio avviso un difetto, anzi dovrebbe essere inteso come un pregio, perché le sei ore della rocambolesca vita di Tulse Luper, racchiusa in novantadue valige disseminate per il mondo, è un divertente viaggio enciclopedico, visionario, surreale, a volte sconfinante nel non-sense. Peccato che in un ambiente ormai corroso dalla mercificazione tale colossale opera sia stata intesa come non adatta al pubblico e quindi relegata nel limbo della non-distribuzione, eccezione fatta per il primo capitolo della trilogia.

Il risultato visivo di “Goltzius and Pelican Company” è a dir poco superbo. La bellezza folgorante delle immagini si fonde con un testo profondo, ma ironico, sovversivo, ma incredibilmente logico, dove con l’innocenza di un fanciullo si dichiara che in fondo la parola God (Dio) atro non è che la parola cane (Dog) letta a contrario, oppure che il detto “una mela al giorno toglie il medico di torno” sia una conseguenza di quanto avvenuto con Adamo ed Eva. Il tutto giocato in una ammiccante ambiguità tra teatrale e reale, tra messinscena e gioco di ruolo, che permette di fare quello che altrimenti non sarebbe lecito, o meglio dignitoso. I personaggi si mascherano, pur rimanendo perfettamente riconoscibili, e sotto questo effimera anonimato, si abbandonano ai desideri più morbosi e agli atti più efferati. Ma il gioco sembra sfuggire loro di mano. E quando il labile copione viene sconvolto con l’inserimento forzato di una storia dal nuovo testamento, quella di Salomè e Giovanni Battista, gli stessi protagonisti sembrano subire una tragica crisi di identità, non distinguendo più i confini della rappresentazione.

La tecnologia digitale è di valido supporto alla pittura su schermo di Peter Greenaway che riesce a sviluppare le ricerche visive iniziate con il suo ormai lontano “Prospero’s Books” (L’ultima Tempesta) del 1991, che accostato a questa nuova opera appare oggi quasi un taccuino di schizzi.

Ma le sue sperimentazioni partono da molto prima, anche in tempi non sospetti, quando l’uso di tecnologie di manipolazione dell’immagine era ancora da considerarsi fantascienza. Come non pensare ad una delle scene chiave di “The Belly of an Architect” (Il ventre dell’architetto) del 1987, dove il protagonista scopre di essere stato seguito e fotografato dalla sua amante per mesi durante la sua permanenza a Roma. In tale scena la storia del film è condensata in pochi secondi attraverso una serie di collage fotografici reali, montati in una successione di piccoli carrelli laterali sottolineati dalla splendida musica di Wim Mertens; sembra quasi una dichiarazione d’intenti, in attesa di una tecnologia adeguata che permetta di manipolare il materiale filmico.

C’è da dire inoltre che le sperimentazioni di Greenaway iniziano molto prima, con le sue prime opere come “The Falls” del 1980 o “Vertical Feature Remake” del 1978, dove i suoi disegni, la sua pittura, le sue fotografie si integrano con materiale filmico assumendo una nuova identità espressiva.
In “Goltzius and Pelican Company” il compositing si fa complesso, multistratificato, con intarsi estremamente complessi e green-screen al servizio dell’arte espressiva e non degli effetti spettacolari. Come in “Prospero’ books” , in “Pillow’s Books” e in “Tulse Luper Suitecases”, l’immagine nell’immagine rompe il concetto di montaggio tradizionale a stacco e sovverte le regole legate alla continuità temporale, proponendo simultaneamente diverse viste della stessa rappresentazione. Lo spazio esplode, si disintegra e si ricompone digitalmente in un collage visivamente esaustivo, che sembra seguire contemporaneamente gli enunciati delle principali avanguardie artistiche storiche del novecento.

In alcuni momenti entrano addirittura in gioco modellazioni in 3D volutamente dichiarate come tali e lasciate in uno stadio intermedio, per voler dare un senso straniante di progettazione architettonica che irrompe nelle realtà. E’ bello vedere dichiarato tale artificio, che nei film destinati alla normale distribuzione si cerca invece affannosamente di farlo sembrare il più reale possibile. Per Greenaway i personaggi sono liberi di muoversi nell’artificio, tra obelischi disegnati e gabbie digitali, in una sorta di “graphic novel” che sembra uscita dalle mani di Piranesi.

Goltzius, Rembrandt e tutta una folta schiera di artisti citati esplicitamente o negli stupefacenti giochi di collages digitali esprimono la loro arte avendo a disposizione una tavolozza tecnologica che ai loro tempi non sarebbe stata minimamente pensabile. E infatti Greenaway apre il suo film con una breve disquisizione proprio sull’evoluzione delle tecniche e delle tecnologie espressive.

Anche la scelta delle ottiche subisce un evoluzione sostanziale. Fino a questo momento Greenaway prediligeva ottiche medie che restituissero una esatta percezione di quanto inquadrato e senza forzature prospettiche. Ma in “Goltzius and Pelican Company” la visione si allarga, le ottiche divengono sempre più corte, fino ad esibire delle splendide riprese in fish-eye, quasi a voler sottolineare con tale scelta l’aspetto voyeristico delle rappresentazioni.

La storia si svolge all’interno della corte del margravio, genialmente ricostruita, o meglio adattata in una vecchia fabbrica dimessa, con caldaie a vapore, vasche d’acqua stagnante e tutto un fantasmagorico patrimonio di archeologia industriale che magicamente si sposa con l’epoca barocca grazie al lavoro dello scenografo Ben Zuydwijk e dei costumisti Marrit Van Der Burgt e Blanda Budak. Il concetto di rigore storico è dimenticato, le epoche si sovrappongono e si mescolano, ma tutto rimane credibile, perché in fondo è giusto raccontare il passato tenendo ben presente tutto quello che è intercorso tra la nostra epoca e i fatti narrati, anzi sarebbe disonesto il contrario.

Le splendide musiche dell’italiano Marco Robino, insieme al suo gruppo “Gli Architorti”, accompagnano egregiamente questa messinscena di sapore elisabettiano ibridata con le atmosfere di Brecht e Weill.
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source: baikebaidu

彼得·格林纳威,1942年出生于威尔士的Newport,在Wanstead长大。后来,格林在Walthamstow艺术学院学习绘画。60年代初期,他开始写小说,还有一些短剧。从1965年开始,他在信息中心办公室当了11年的编剧。从1978年开始,他逐渐收到英国电影学院的财政支持。后来拍摄出一些相当成功的影片,比如《一个Z和两个O》。他后来的影片知道《枕边书》都是由Netherlandish Kees Kasander制片。在1991年,他开始在荷兰的阿姆斯特丹举办一系列的不同主题的展览。1994 年他在慕尼黑、伦敦以及其他一些城市举办有关电影制片与电影语言的讲座。
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source: moviedaumnet

피터 그리너웨이는 영국 영화계에 오랫만에 등장한 스타 감독이다. 관객들은 주제, 출연 배우, 비평때문이 아니라 그리너웨이가 감독했다는 점 때문에 그의 영화를 본다. 그리너웨이의 영화의 주된 주제는 성과 죽음이며 그만큼 화면이 현란하고 자극적이다. 그러나 난해한 작품성향 때문에 그의 영화에는 늘 논란이 끊이질 않는다. <핑크 플로이드의 벽>, <미드나잇 익스프레스>등으로 유명한 영국 출신 감독 알란 파커는 언젠가 “그리너웨이가 영국에서 한 편이라도 영화를 더 만들면 난 이 나라를 뜨겠다”고 말했다.

그리너웨이는 런던 근교에서 자라나 자그마한 공립 학교를 다녔다. 미술과 문학에 관심이 많았던 그는 월섬스토우 미술 학교에 진학했으며 “‘바우하우스’란 말조차도 배우지 못한 학교생활”에 실망했지만 이 시기에 영화에 관심을 가졌고 훗날 그의 영화에 허다하게 나오는 회화 이미지의 창작능력도 이때 축적된 것이다. 졸업후에 그리너웨이는 10여년간 편집 기사로 일하면서 단편영화를 계속 찍었다. 그리너웨이는 이 시기동안 프랑스 구조주의 철학에 깊이 심취했고, 특히 60년대 후반 유럽 영화에 유행했던 브레히트적인 ‘거리두기 효과’에 관심을 보였다. <버티컬 피쳐 리메이크 Vertical Features Remake>(1978), <워크 스루 에이취 A Work Through H>(1978) 등의 단편영화로 여러 국제 영화제에서 호평을 받은 뒤 영국영화연구소와 채널 4의 지원을 받아 만든 장편영화 <영국식 정원살인사건 The Draughtsman's Contract> (1982)은 그리너웨이의 출세작이 됐다. 17세기 영국 귀족의 정원에서 벌어지는 성과 살인 음모에 관한 이 독창적인 이야기는 아가사 크리스티식의 ‘도대체 살인범은 누구인가’라는 질문으로 관객을 유혹해놓고도 끝내 범인은 명쾌하게 설명하지 않는 도발적인 결말로 관객에게 매혹과 불만을 동시에 줬다.

탈만 백작 부인은 재능있지만 불손한 젊은 화가 네빌과 계약을 맺는다. 남편이 출타중인 동안 남편의 열두개 정원 풍경을 그려주는 동시에 자기와 성교를 맺는다는 조건이다. 탈만 부인의 딸의 남편인 독일 백작이 네빌이 그림그리는 과정을 시종 지켜본다. 그러나 이상한 일이 벌어진다. 어느날 허버트 백작의 시체가 영지에서 발견되고 허버트의 딸 탈만 부인은 네빌의 그림에 살인과 관련된 암시가 들어있다고 추궁한다. 그리고는 네빌을 보호해준다는 핑계로 그와의 성관계를 요구하고 네빌은 이를 받아들인다. 그리고 네빌 역시 죽임을 당한다. 처음에 관객은 이 영지를 차지하기 위해 화가와 백작 부인간에 모종의 거래가 있었을 것이라고 추측한다. 그러나 네빌이 죽으면서 모든게 혼란스러워진다. 누가 탈만 백작을 죽였는가는 끝내 밝혀지지 않는다. 그리너웨이는 “모두 책임이 있다. 백작의 죽음으로모두 이익을 얻기 때문이다. 이는 모두 다 죄가 있다고 결론지었던 아가사 크리스티의 소설 <오리엔트 특급살인>과 같은 것이다.”라고 장난스럽게 그 의도를 밝혔다.

<영국식 정원 살인사건>은 영국 예술 영화의 지도를 다시 그렸지만 <하나의 Z와 두개의 0 A Zed and Two Noughts>(1985), <건축사의 배The Belly of An Architect>(1987), <차례로 익사시키기 Drowning By Numbers>(1987) 등의 후속작은 강렬한 시각적 흡인력에도 불구하고 경직된 형식주의 때문에 성공하지 못했다. 그러나 <요리사, 도둑, 그의 아내, 그리고 그녀의 정부 The Cook, The Thief, His Wife & Her Lover>(1989)는 화려한 색감을 바탕으로 식욕과 성욕과 유비관계에다 억압과 해방의 은유를 접목한 독특한 이야기와 스타일로 전세계적인 인기를 끌었다. 이후 그리너웨이는 성과 죽음의 미학에서 한 발 더 나아가 새로운 기술과 결합한 미학을 꿈꾸었다. <프로스페로의 서재Prospero's Books>(1991)와 <마콘의 아이 The Baby of Macon>(1993), <필로우 북The Pillow Book>(1995)는 일본 소니사의 지원을 얻어 HDTV 기술로 작업한 작품들이다.

그리너웨이는 인간의 행위와 세상만사가 일목요연하게 설명될 수 없다고 믿고 있으며 한가닥의 미미한 실타래로 영화의 스타일과 형식을 꾸리는 수수께끼같은 영화를 만든다. “영국인들은 게임에 능하다. 게임 발명에도 소질이 있다. 그러나 어떤 게임도 그저 게임만으로 끝나는게 아니다. 그 이면엔 다 나름대로의 상징적인 의미가 있다. 영화만들기도 일종의 게임이다. 그것도 감독과 관객이 환상을 놓고 줄다리기하는 복잡한 게임이다.” 동시에 풍부한 회화적 인용을 영화에 끌어들이는 그리너웨이는 카메라로 스크린을 채색하는 현대의 화가이기도 하다. “난 진정한 영화감독이 아닌 것 같다. 영화로 일하는 화가, 영화로 일하는 작가같은 기분이 드는 것이다”라고 그는 말하고 있다.
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source: milliyetsanat

La cinquième saison / Beşinci Mevsim (Peter Brosens, Jessica Woodworth) / Mayınlı Bölge

Mayınlı Bölge severlerin ağzına layık, sıradışı bir kıyamet filmi “Beşinci Mevsim”. Doğanın ansızın insanlıkla bağını koparması sonucu yavaş yavaş sona yaklaşan bir köyün içler acısı haline tanık ediyor bizleri. Belçikalı yönetmenler Peter Brosens ve Jessica Woodworth’ün kabusvari bir öyküyü göz alıcı karelerle süsledikleri “Beşinci Mevsim”, yönetmenlerin ilk kurmaca filmleri “Khadak” ile Venedik’te aldıkları Geleceğin Aslanı ödülünü haklı çıkaracak nitelikte.
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source: fronteirasdopensamento

Cineasta, professor e artista multimídia britânico. Com formação em artes, Peter Greenaway foca seus trabalhos mais na composição das imagens do que na narrativa em si, criando filmes ousados e complexos. Sua filmografia inclui O cozinheiro, o ladrão, sua mulher e o amante (1989); O livro de cabeceira (1996); e 8 Mulheres e 1/2 (1999).
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source: cinemanch

Geburtstag: 19.04.1942

Peter Greenaway, CBE (* 5. April 1942 in Newport, Wales, Vereinigtes Königreich) ist ein britischer Filmregisseur, Experimentalkünstler, Drehbuchautor, Kameramann und Cutter.

Leben und Werk
Als Jugendlicher las Greenaway Jorge Luis Borges und James Joyce und begann sich für die Malerei zu interessieren, mit deren Studium er 1962 am Walthamstow-College begann. Ab 1965 arbeitete er als Cutter für das “Central Office of Information” und begann 1966 eigene Kurzfilme zu drehen, die ihm eher wenig Anerkennung einbrachten. Seine Einflüsse sind hauptsächlich bei Ingmar Bergman, Federico Fellini, der Nouvelle Vague, Jean-Luc Godard, Éric Rohmer und Alain Resnais und strukturalistischen Filmemachern wie Hollis Frampton zu suchen. Erst als er 1980 mit seinem bis dahin ambitioniertesten Werk, der dreistündigen fiktiven Dokumentation “The Falls”, rund um ein absurdes “Violent Unknown Event” in Rotterdam auf einem Filmfestival vertreten war, wurde er bekannter und geriet an den niederländischen Produzenten Kees Kasander, der fortan seine Filme produzierte.
Greenaways Spielfilme kreisen um die grossen Themen Kunst, Sex, Gewalt, Religion und Tod. Sein erster Spielfilm “Der Kontrakt des Zeichners” war ein kriminologisches Puzzle um einen eitlen Maler im England des ausgehenden 17. Jahrhunderts, dem bald darauf der surreale Spielfilm “ZOO – A Zed & Two Noughts” über Tiere, Verwesung, Symmetrie, Schicksal und den Maler Jan Vermeer sowie die Filme “Der Bauch des Architekten” und “Drowning by Numbers” (dt. “Verschwörung der Frauen”) folgten. Eine weitere Steigerung seiner Publizität erreichte er 1989 durch die skandalöse, kulinarische schwarze Komödie “Der Koch, der Dieb, seine Frau und ihr Liebhaber”.
Neue visuelle Dimensionen schuf Greenaway dann 1991 in seiner Shakespeare-Verfilmung “Prosperos Bücher” mit Sir John Gielgud in der Hauptrolle. Die selbst für Greenaway überspitzte und oft obszöne Kirchensatire “The Baby of Mâcon” fiel bei Kritik und Publikum durch, wurde aber durch deren Begeisterung für den gut inszenierten “Die Bettlektüre” mit Vivian Wu und Ewan McGregor ausgeglichen. Mit “8œ Women” schuf Greenaway eine witzige Hommage an Fellini voller sexueller Obsessionen, die aber die Komplexität und den Anspielungsreichtum früherer Werke nicht erreichte.

The Tulse Luper Suitcases
Greenaways monumentales Projekt “The Tulse Luper Suitcases” umfasst drei Spielfilme, eine Fernsehserie, 92 DVDs, CD-ROMs und Bücher über das Leben von Tulse Luper und seine 92 Koffer mit obskurem Inhalt. Tulse Luper taucht als Figur und Mitarbeiter (so z. B. Production Assistant für “A Walk Through H”) in mehreren Filmen Greenaways auf, so in “The Falls” oder in den Kurzfilmen “Vertical Features Remake” und “A Walk Through H”. In Greenaways Filmen entfaltet sich rund um Luper eine Art Mythologie, zu der eine Reihe immer wieder auftretender Charaktere gehört (z. B. Lupers Gegenspieler Van Hoyten). In Saskia Bodekkes (Greenaways Ehefrau) Inszenierung von “Gold – 92 bars in a crashed car” am Schauspiel Frankfurt / Main im November 2001, das Bodekke und Greenaway gemeinsam erarbeitet hatten, taucht die Zahl 92 ebenfalls auf.

Erneut Malerei
Ab 2007 beschäftigte er sich von den “flämischen Meistern” mit detektivischer Hingabe zunächst mit Rembrandt van Rijn (“Nightwatching”), flankiert von zahlreichem Begleitmaterial und -veranstaltungen. Der Film, mit dem er beansprucht, die definitive Auslegung der Nachtwache aufgedeckt zu haben, wurde als Rückkehr zu Stil und Thematik des Kontrakt des Zeichners angekündigt und auch verstanden. Selbst bekennende Greenaway-Gegner empfanden den vergleichsweise emotionalen Film als erträglich. Nicht als Neuanfang zu werten ist es ein Schritt in eine andere Richtung geworden, in eine geringfügig leichter zugängliche. Den Umstieg zum digitalen Kino hat der produktive Filmemacher offenbar vollzogen. Dem liess er als VJ Mitte 2008 ein Live-Remix von da Vincis Das Abendmahl in Mailand folgen.
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source: canalplusfr

Le réalisateur Peter Greenaway a découvert Rembrandt quand il faisait ses études dans une école des Beaux-Arts à Londres, dans les années 1960. Il a souhaité, avec LA RONDE DE NUIT, s’intéresser au basculement dans la vie du peintre qui l’a fait passer du statut de peintre génial et socialement reconnu à la fin de vie misérable qu’on lui connaît : “Le film suit l’élaboration de la “Ronde de nuit” du début à la fin, et propose une explication plausible de la ruine de Rembrandt. Il évoque une vendetta concertée, sociale et financière, inspirée par la jalousie que suscite un peintre de basse extraction, spéculant sur les marchés et se pavanant dans leur monde. Le film s’appuie sur la manière dont une société très soudée peut punir un homme qui a brisé les règles de la communauté. Rembrandt exhibait une grande réussite, vivait ouvertement dans le péché avec une servante, et n’était pas prêt à plier l’échine devant ses commanditaires. Ceux-ci étaient mortifiés qu’il puisse critiquer, tourner en dérision et mépriser leur suffisance, et suggérer qu’ils étaient coupables de toute sorte de crimes à travers un tableau qu’ils avaient eux-mêmes commandé” explique le cinéaste.
Ce que Rembrandt voulait dénoncer, avec ce tableau, était l’assassinat d’un homme par ces Mousquetaires d’Amsterdam. “Les historiens ont déterminé qu’il y avait 51 éléments mystérieux dans cette peinture, et je dirais avec effronterie que ma théorie les résout tous d’un seul coup. C’est une sorte de scène du crime sur laquelle enquêteraient des experts” explique-t-il.
Ne souhaitant pas utiliser la musique hollandaise contemporaine de l’époque de Rembrandt, Peter Greenaway a fait appel, comme à son habitude, au compositeur italien Giovanni Sollima.
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source: imdb

Briefly, the plot of Nightwatching is about Rembrandt’s uncovering of a conspiracy during his painting of his most famous work the Night Watch. Just as importantly it’s about the three loves of his life.

I’ve tried to review this film in the context of Peter Greenaway’s directing career as it’s pretty critical to my appreciation. As much an artwork as any film itself, with a director who has had a long career, is how all the artworks come together as a ghost of their creator. The power of women over men is something that Greenaway has always reflected on in his films, and in that context Nightwatching represents a mellowing of his gaze. Always fascinated by women destroying men or cuckolding them in some way, Greenaway has made a film where the central character of the painter Rembrandt lives amongst women, and whilst often bewildering to him, they are companions. There are remnants of the past style at the beginning of the movie where during a family meal all the women in the room chant together, “Contemporary women are permitted to smoke, write, correspond with Descartes, wear spectacles, insult the Pope, and breast-feed babies.”. The result here is charming as opposed to alarming. A far cry from “Deadman’s Catch” in Drowning By Numbers (1988), a catching game where players are successively handicapped for missing catches, and finally wrapped in a winding sheet (traditionally used for corpses) when they lose. The women escape unscathed, perfect catchers, people that exist in some sort of harmony with life, who can find a place and a rhythm. In Nightwatching women still have that rhythm but they don’t end up murdering their husbands! On the other hand Rembrandt does have to defend Hendrikje Stoffels from the advances of the callow and the licentious, and women, though with this rhythm are victims of men rather than succubi.

Another echo is a reference to cuckoldry, when Rembrandt discourses on how Potiphar was a cuckold who, “…slept with young men in order to avoid the temptation of his wife trying to screw Joseph”. Apparently the Jewish tradition relating to Potiphar related in the Talmud, is that Potiphar bought Joseph as a catamite. Rembrandt learnt this from a rabbi friend of his, an interesting fact in a very well researched movie.

I’ve seen many Rembrandt drawings and paintings in museums, but I never knew that he had actually produced a small number of erotic works, which is something that Greenaway draws out in his extremely ribald Rembrandt. A fierce critic of Rembrandt, Andries Pel, who despised Rembrandt’s realism, in 1681 wrote of his females nudes, “…the traces of the lacings of the corsets on the stomach, of the garters on the legs must be visible if nature was to get her due.”. Rembrandt’s fascination with this sort of thing is again picked up on by Greenaway.

When I went to the Rijkmuseum in Amsterdam and stood in front of the Night Watch, I very much felt that the men in the painting were poseurs and dandies and that I had no interest in the painting because of this. That though was precisely Rembrandt’s point, and Greenaway really helped to bring the painting and much of his other work alive. Something that Greenaway has said about this film is that Amsterdam for a time in the 1640s was a place of unregulated wealth gathering by a handful of civil dynasties, similar to modern Russia.

I felt that in line with what I’m saying about mellowing and maturity, the choice of composer Giovanni Solamar, who is far less famous than frequent collaborator Michael Nyman, follows along the same trajectory, the music is far less flashy, but somehow full of confusion and elegiac tones, more consistent with a film from an older and wiser filmmaker.

I felt that I could connect with Rembrandt’s grief at the death of his wife Saskia, and that there was something quite special about that. Despite the fact that Greenaway manages to build scarce suspense around the uncovering of the treachery that Rembrandt seeks to expose, I think it’s a film that I will remember forever, with several, to my mind, iconic scenes. I think it helped immensely in my taking in of the film that Martin Freeman looks so much like Rembrandt, especially with the care and attention the hairdressers heaped upon him, something that’s quite critical when you have a man so famous for self-portraiture.
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source: ondacinemait

Sono sempre di più i film, spesso “d’autore”, dimenticati dalla pigra distribuzione italiana: spesso tali film trovano spazio direttamente in home video, altre volte cadono in uno stato di oblio che li può portare alla tardiva pubblicazione o a finire nel dimenticatoio. Tra i film della passata stagione ignorati dai distributori ma che presto potranno “godere” del directly on dvd ci sono opere bizzarre e interessanti, ma forse troppo intelligenti o complicate per poter piacere al pubblico italiano (?), come “Southland Tales” di Richard Kelly o “Margot at the Wedding” di Noah Baumbach: un’ingiustizia, direte, che film di registi tra i più interessanti in circolazione, autori di piccoli cult come “Donnie Darko” o il bel “Il calamaro e la balena”, non escano nei nostri cinema. Finirete, invece, per considerarla una fortuna se siete fan di Greenaway: dopo la mancata distribuzione degli episodi 2 e 3 della folle saga cominciata con “Le Valigie di Tulse Luper: Viaggio a Moab” (rispettivamente intitolati “Vaux to the Sea” e “From Sark to the Finish”), anche il suo ultimo lungometraggio, presentato in concorso (e passato sotto silenzio, nonostante il buon successo di critica) a Venezia 2007 e già distribuito sia in sala che in dvd all’estero, dagli Usa alla Francia, qui da noi non è nemmeno mai stato annunciato e per il momento nulla si muove nemmeno per quanto riguarda l’home video.

Ma veniamo al film: “Nightwatching” (come al solito un gioco di parole: la traduzione letterale è “guardare il (o nel) buio”, ma molteplici sono i riferimenti, dai giochi pittorici di luci artificiali e tenebre possenti nei quadri di Rembrandt, al suo senso di “cecità” nello scrutare il buio dopo un incubo, anche, ovviamente, un riferimento al titolo del celeberrimo quadro dell’artista, “La Ronda di Notte”) narra un frammento della vita del pittore fiammingo Rembrandt van Rijn (il primo, secondo molti critici, ad aver ritratto nei suoi quadri la luce delle candele come vera e propria fonte luminosa), quello impegnato nella creazione del suo più celebre lavoro, “La Ronda di Notte”, che lo renderà famoso in tutto il mondo ma che, allo stesso tempo, lo distruggerà economicamente e moralmente.
Già famoso a vent’anni ma con diversi problemi finanziari, Rembrandt è convinto dalla moglie gravida (una bellissima e convincente Eva Birthistle) a eseguire un ritratto di alcuni commercianti che si erano “eroicamente distinti” durante le guerre contro la Spagna. Dopo un misterioso omicidio, Rembrandt si convince dell’esistenza di una cospirazione e utilizza il quadro come un violento j’accuse dove i “soldati” vengono nascostamente accusati di ogni più bieca bruttura. Il quadro sarà la definitiva fine delle sue fortune: dopo la morte della moglie per parto, il pittore scivola nell’ossessione e viene screditato dai commercianti, che lo fanno sedurre da un’affascinante doppiogiochista e tentano di renderlo cieco.

È chiaro che non era nelle intenzioni di Greenaway creare un ritratto storico attendibile di un’epoca e di un personaggio: partendo dall’idea che il quadro contenga “51 misteri, che i critici stanno ancora cercando di svelare” (parole di Greenaway) il regista tesse una trama complottistica, ritraendo il personaggio nel triplice ruolo di artista, uomo comune e “investigatore”. E il personaggio di Rembrandt è il vero punto di forza del film, fin dalla scelta di un imbolsito Martin Freeman (che aveva già collaborato con il regista nella trilogia di Tulse Luper), solitamente attore brillante specializzato in ruoli da “simpatico sfigato”, per il ruolo portante: Greenaway evita sapientemente lo stereotipo del genio folle, ritraendo il personaggio nei suoi gesti quotidiani, nel suo grottesco modo di fare, nella sua sboccata volgarità. Niente genio e sregolatezza, quindi, nessun eroe romantico e tormentato, Rembrandt è un uomo qualsiasi, con problemi economici e il vizio delle donne (che lo porterà alla rovina).

Lasciando da parte gli sperimentalismi eccessivi fino all’incomprensibile dei precedenti film, Greenaway costruisce un film “classico”, barocco nella composizione degli spazi e delle scenografie, sempre pittoriche e spesso irrealisticamente teatrali, dei veri e propri tableaux vivant simili alle composizioni visive de “Lo Zoo di Venere” o de “Il ventre dell’architetto”: “Nightwatching” segna infatti una sorta di ritorno alle origini per stile e chiarezza registica. I rimandi, ovviamente, sono tutti al primo lungometraggio di Greenaway, “I misteri del giardino di Compton House”: anche qui un pittore come protagonista, una cospirazione legata a dei quadri, anche qui un gusto barocco per le scenografie, anche qui impressionanti e stupendi giochi di luci e ombre. Con una curiosa differenza: Rembrandt non viene quasi mai ritratto nell’atto del dipingere, pur essendo continuamente alle prese con la sua opera e le sue conseguenze e pur essendo in qualche modo immerso in veri e propri quadri.

Ci troviamo quindi di fronte a un Compton House 25 anni dopo? Assolutamente no, anche se potrebbe sembrare. Questo di Greenaway è un film pregevolissimo, intelligente e raffinato, dove la freddezza dello stile e le molte citazioni non sono difetti e non cadono mai nel banale estetismo: un’opera trascinante e misteriosa, anche se complessa e non sempre semplice da seguire e da inquadrare, a cui certamente una seconda visione non potrà che giovare per cogliere particolari e misteri che il regista da sempre nasconde nei suoi film. Ovviamente i detrattori affezionati sullo schermo vedranno solamente personaggi sproloquiare in quadri belli ma morti, un’idea tirata all’infinito, un paio di bei nudi e poco altro. A tutti gli altri: armatevi di pazienza e sperate che prima o poi qualche casa distributrice si interessi o, se come me non sapete aspettare, cercate altrove, non ne resterete delusi.
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source: megogonet

Как идентифицировать убийцу среди стрелков роты капитана Франса Баннинга Кока и лейтенанта Виллема ван Рейтенбурга? Остросюжетная история расследования политического заговора и зловещего преступления с помощью одной из самых загадочных картин в мировом искусстве, шедевра Рембрандта «Ночной дозор». Какие события в жизни художника отразились на его полотнах пронзительной глубиной и неземным светом? Экстравагантный взгляд на жизнь и творчество гениального Рембрандта.
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source: culturenowgr

Ακόμα μία ταινία του Peter Greenaway θα προβληθεί στο πλαίσιο του Sani Festival στο Cine Orfeas, την Κυριακή …

1 Αυγούστου. Πρόκειται για μια ματιά στη ζωή του Rembrandt και στη διαμάχη που προκάλεσε η αναγνώριση ενός δολοφόνου μέσα από τον πίνακά του Νυχτερινή Περίπολος, μέσα από τη σκηνοθετική ματιά του διάσημου εικονοπλάστη Peter Greenaway, ο οποίος διαμορφώνει συναρπαστικά και μυστηριώδη σκηνικά τα οποία λειτουργούν ως πραγματική τροφή των αισθήσεων.

Σκηνοθεσία: Peter Greenaway. Πρωταγωνιστές: Martin Freeman, Eva Birthistle, Jodhi May, Emily Holmes, Nathalie Press, Chris Britton, Toby Jones.
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source: blogsyahoocojp

レンブラントの画商の姪で、やがて伯父に代わって彼の仕事のマネージメントを担当する妻のサスキア。
出逢いがビジネス絡みだったので、レンブラントはたびたび自分たちの愛は本物か?と自問する。
しかし、サスキアが亡くなって、初めてどんなに自分が彼女を愛し、必要としていたかに気づき大きな悲しみにつつまれる。

そして、「夜警」の完成後、彼の人生は転落する。
サスキアのことを忘れるため、家政婦のヘールチェとの性的関係に溺れていくレンブラント。
生活は乱れ、やがて関係に終止符を打つ。
今度は20歳も年下のヘンドリッケの純粋さに、真に心から慰められる。
レンブラントは、真実の愛に辿り着けるのだろうか。

ピーター・グリーナウェイ監督作品には、これまで、何度も果敢に挑戦してきたが、ことごとくカウンター・パンチを喰らってノックアウトされてきた。
訳が分からないのだ。
いつも映画を観るときは、できるだけ情報は少なめにして臨むのだが、この作品は公式サイトを覗いたりして、少し知識を仕入れてから、出掛けた。
しかし、今回もダメだった。
途中で退屈してしまい、集中力が140分、もたなかった。

この作品について語る自信がないので、僕の過去の話から入ってみたい。

グリーナウェイ監督との最初の出合いは、『コックと泥棒、その妻と愛人』だ。
この作品、当初地元でやるとは思わなかったので、東京まで足を延ばして観に行った。

地方の人間が、わざわざ都会まで行って映画を観る場合、地元で観るより、一段と良く感じてしまう場合がある。僕はこれを「東京効果」と呼んでいるが、まさにこの作品がそうだった。
その絵画のような色使いと、重厚な画面に、僕はすっかり騙されて?内容はともかく、凄い監督がいるものだと思いこんでしまった。
そして、まさかこちらで上映されると思わなかったので、みんなに自慢したのだった。
地元でこの映画が公開されたときの、友人たちの感想は、それは酷いものであった。
「のびた、お前が褒めていたので、観にいったら、何だあの趣味の悪い作品は」と、かなり怒られたのを覚えている。

しかし、批評家の評判は良かったので、その後こちらで公開された『英国式庭園殺人事件』『数に溺れて』も観てみたが、今では全く内容さえ思い出せない。
『プロスペロー』の本に至っては、映画館でぐっすり眠ったことしか記憶にない。

それでも、まだ観に行くところが、我ながら凄いと思う。
しかし、またしても撃沈。
『コックと泥棒~』のイメージが強烈なので、濃い色の画面を期待していたが、今回は色使いはあっさりしていた。

内容的には、『夜警』の謎解きというより、レンブラントの愛の物語に重点が置かれているといった印象だ。

絵画に詳しくない僕がこの『フランス・バニング・コック隊長とウィレム・ファン・ライテンブルグ副官率いる市民隊』、通称『夜警』を見ても、どこに謎が隠されているのかさえ気付かない。何の絵かさえもわからないのだ。
解説によると、市警団の集団肖像画で、たった今出動しようとしている、ある一瞬の市民軍の兵士たちを記録したもの、とある。
あ、そうなの。

この絵が、市警団の罪に対する告発だと、映画の中でレンブラントは言っているが、絵を見ただけでは、何のことやらさっぱりわからないと思う。
それは、そう宣言したレンブラントの発言が、罪を犯した本人に、絵の中に罪を見出させたとしか考えられない。

歴史家によると、この絵には51の謎が隠されているという。
その謎をグリーナウェイが独自の解釈で脚本化したもの。本人は映画の中で、そのすべての謎を解明していると、かなりの自信だ。
グリーナウェイも画家としての教育を受けていて、昔はレンブラントのことが、嫌いだったとも言っている。

映画では、この「夜警」を書いたことが、失墜の原因だと言っていると思うが、通説では、レンブラントのそれまでの散財、オランダ自体の景気の減退による資金運営の失敗、家政婦らとの女性関係のもつれ等々による複合的要素によるものではないかと言われているらしい。

さて、この作品では、「これは絵ではない、演劇だ」みたいなことを言っていた気がするが、冒頭から演劇スタイルで物語は進行していく。
絵に描かれたひとりひとりの物語を感じさせる、そういう点でも優れた絵画なのかも知れない。

あとどうでもいいことだが、最近は男性の局部も平気で映すようになった。
ボカシを入れて、画面を見づらくするより、この方が自然でいいと思う。
(特に見たいとは、思ってませんよ。)

なんだか、ぐだぐたで申し訳ありませんでしたが、結局、レンブラントが、真実の愛を見つける物語だったということで、ご勘弁を。
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source: fast-torrentru

Как идентифицировать убийцу среди стрелков роты капитана Франса Баннинга Кока и лейтенанта Виллема ван Рейтенбурга? Остросюжетная история расследования политического заговора и зловещего преступления с помощью одной из самых загадочных картин в мировом искусстве, шедевра Рембрандта «Ночной дозор». Какие события в жизни художника отразились на его полотнах пронзительной глубиной и неземным светом? Экстравагантный взгляд на жизнь и творчество гениального Рембрандта.
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source: blogsyahoocojp

イギリスのピーター・グリーナウェイ監督の、ほぼ10年ぶりの最新作。
この日が初日だったのだが、最終回で約6割位の客の入りだった。

この人の映画は、前作「81/2の女たち」(1999)以外の日本公開作は観た。

本作は、17世紀オランダ絵画の巨匠レンブラント・ファン・レインの半生を、代表作「夜警」の謎に絡めて描いている。

1640年代のアムステルダムで、売れっ子画家レンブラント(マーティン・フリーマン)が、市警団の起こした“闇に葬られた悪行”を、自らの筆で集団肖像画の中に符号化して告発する。
テレビもスポーツ新聞もないこの時代に、多くの人びとにメッセージを伝える術として、35歳のレンブラントは、ある殺人事件の真相を自らの絵に語らせた。
しかし、愚連隊もどきの市警団の面々は、レンブラントを失墜させる為の数々の陰謀を実行に移すのだった…というストーリー。

グリーナウェイの映画の特徴は、その几帳面なまでの数へのこだわり、「美」と「醜」の鬩ぎ合い、シンメトリーな構図、露骨な性描写、独特の美学で貫かれたアートワーク、物語の裏に隠された隠喩…等々。

実は「コックと泥棒、その妻と愛人」(1989)以降、どれを見ても“グリーナウェイ節”が空回りしている様に見えて食傷気味だったのだが、今回は、それがあまり感じられず、まず期待を裏切らない出来映え。

演劇の舞台を思わせる深い闇を持った空間が、ある時はアトリエ、ある時は大きなベッドのある寝室、ある時は食卓に変化して、“光と闇の画家”の異名を持つこの巨匠の日常を、彼の描いた絵画の様に、完璧なまでの映像美で描いており、素晴らしい。

グリーナウェイは、ベルイマン監督の「第七の封印」を観て映画に興味を持ったという事だが、私にとってこの監督はイメージのイリュージョニストであり、“イギリスのフェリーニ”である。

この人の作品には、今まで必ず映倫による醜悪なボカシが付きまとったものだが、今回晴れてクリアな画面を獲得している。“日本もついにやったか”と実感(笑)